venerdì 30 luglio 2021

Buone vacanze

Da una spiaggia qualunque

Quest’anno è finalmente giunto il momento di concedermi una buona vacanza, visto che l’anno scorso è andata buca. Avevo proposto a Flannders di tenere aperto il blog – ma pure lui ha avuto la stessa idea nello stesso periodo, così entrambi con le rispettive mogli ce ne andiamo a godercela. No, non nello stesso posto. Quindi auguro buone vacanze a tutti e ci si rivede dopo ferragosto.
N. B.: è difficile che acceda al blog in questo paio di settimane; eventuali commenti riceveranno risposta quando sarò tornato. Portate pazienza, quindi.

lunedì 26 luglio 2021

Demenza artificiale

Doverosa premessa: la cosiddetta “intelligenza” artificiale non esiste. Esisterà quando saremo riusciti a dotare le nostre macchine dello stesso tipo di istinti e di emozioni di cui siamo dotati noi – ma non siamo neanche lontanamente giunti in vista di questo obiettivo. Quello che si ha al momento è un riconoscimento di schemi, che però, essendo basato appunto su puri calcoli e del tutto privo sia di una capacità decisionale basata su un processo emotivo che di quegli istinti che ci permettono di riconoscere il mondo a colpo d’occhio – e di tutti gli altri sensi – canna alla grande. Tuttavia stiamo affidando sempre di più le nostre vite a questi dementi veloci, che prima o poi stabiliranno sulla base di un puro, impersonale calcolo che la vita organica è inefficiente e ci sopprimeranno! Fantascienza? No: triste realtà. Ma siamo ancora abbondantemente in tempo a fermarci, a mettere di lato questi dementi veloci; io per quel che mi riguarda non ho nessuna intenzione di lasciare che delle macchine decidano che io non servo più a niente. Qualunque macchina finirà per scoprire che le mie emozioni e i miei istinti funzionano.
Ciò detto, esempio di demenza artificiale un po’ sotto l’occhio di tutti: la cosiddetta guida autonoma, o semi-autonoma che sia.
Bello, fantastico, l’auto si guida da sola e con la sua velocità di reazione corregge tutte le puttanate combinate dal primate spelacchiato seduto dietro il volante!
’Sta minchia.
Poi ci ritroviamo – esperienza personale, con l’auto ultimissimo aaaaah! di un amico in autostrada – col veicolo che ti si pianta in mezzo alla strada in una colonna che viaggia a cento all’ora su un’autostrada trafficata. Perché? Perché su quell’auto, prodotta da FamosoProduttoreBorioso1, viene quanto mai difficile disabilitare i sistemi di assistenza alla guida; alla classica maniera italiana, io lì tranquillo che viaggio sulla corsia più esterna dell’autostrada, con un traffico della madonna che rende inutile cambiar corsia, e a un ingresso un camioncino pareggia la velocità della coda e mi s’immette davanti strabattendosene della precedenza. Noi italiani siamo ben avvezzi a queste stronzate da parte dei nostri connazionali, e quelli come me che cercano con tutte le forze di non combinarle sono mosche bianche – e comunque siamo abituati a subirle. Però: quel camioncino appartenente a una qualche impresa edile aveva i classici semafori di cantiere nel cassone; il sole trae un bagliore dal vetro del rosso di uno di quei semafori, e quell’auto mi s’inchioda di botto. A cento all’ora in autostrada. Con tutta la gente incolonnata – anche qui all’italiana – a trenino. L’auto subito dietro di me riesce a schivarmi al pelo infilandosi brutalmente tra due veicoli sull’altra corsia, e quelli dietro riescono in qualche modo a frenare. Poi, a strage evitata per un pelo, giù insulti a non finire e la polizia che mi arriva addosso in brevissimo tempo per tartassarmi ben bene. Al che, pallido come un cencio, sono sceso dall’auto, ho messo le chiavi in mano al poliziotto e gli ho detto: “La porti lei alla sua destinazione; io mi rifiuto di guidare ancora questa macchina assassina.” Mi ha guardato con tanto d’occhi; gli ho spiegato la faccenda del controllo non escludibile e dell’inchiodata che mi ha piantato perché ha preso lucciole per lanterne, e infine gli ho chiesto se la sua pattuglia poteva darmi un passaggio da qualche parte fuori dall’autostrada.
Lui s’è grattato la testa, mi ha detto che aveva già visto altre di quelle auto, ha pacioccato un momento con la console, poi ha trovato – per culo, m’è parso – il modo di disabilitare quella specie di assistente alla guida. Insomma, ha disabilitato tutto il sistema di controllo automatico, trasformando quell’auto in un veicolo, ahem, “tradizionale”, il che a me andava bene. Chiusa lì la faccenda, senza multe né altre rotture di cazzo, anche se la responsabilità di quei sistemi è in capo a chi guida l’auto, ho potuto riprendere la marcia, coi denti inchiodati, va da sé. Mi sono salvato in extremis dimostrando che quell’auto non è mia e che era la prima volta che la stavo guidando. Arrivato a destinazione, riconsegno l’auto al mio amico e gli dico dritto sul muso: “Butta via ’sta ciofeca prima che qualcuno ti accusi di omicidio volontario.” Di fronte a tutta la tiritera che è seguita, che è un prodotto di alta tecnologia, che è ipersicura, che bla bla bla, gli ho poi riferito dell’incidente mancato per un soffio in autostrada, spingendolo a rabbuiarsi in volto. Chissà se sono riuscito a spingerlo a rifletterci sopra!
Del resto, il Disinformatico, in questo articolo e in altri, spiega con dovizia di particolari dov’è che questi sistemi di guida autonoma o semi-autonoma prendono delle emerite vacche per i coglioni – tipo, come nell’articolo linkato, prendere la Luna per un semaforo. Roba da matti, proprio.
Ribadisco: affidare la mia vita e quelle dei miei familiari a sistemi a rincoglionimento totale del genere? Giammai! E lotterò con tutte le mie forze per far passare, una buona volta per tutte, questa moda di utilizzare le demenze artificiali come sostituto del nostro stesso cervello.


  1. Ahò, mica lo cito per nome! Ma il nomignolo descrittivo dovrebbe bastare a identificarlo… ↩︎

giovedì 22 luglio 2021

Allucinante

È quello che sta avvenendo in Italia riguardo a quella faccenda del grìn pàs o come si scrive quella minchiata lì – usare un termine in italiano era troppo facile?
Comunque: proposta numero 1, se non hai quel coso verde non puoi andare a cena al ristorante o entrare in un bar alla sera. Ma vacca di quella mignotta! Cioè, ormai la maggior parte di noi è vaccinata almeno con una dose, e tanti anche con due; la famosa immunità di gregge è dietro l’angolo; è vero che il vaccino non garantisce l’immunità assoluta – però, e questo va sbattuto in faccia a tutti i no-vax che continuano a dire “Tanto è inutile fare il vaccino, non serve a niente”, in mezzo a tutte le altre vacche per i coglioni che hanno preso, diminuisce tantissimo i rischi! E allora perché devo venir scemo a procurarmi l’ennesimo pezzo di carta per ribadire quanto c’è già scritto sul certificato dell’ASL solo per andare a farmi una pizza con mia moglie alla sera?
Proposta numero 2, da quei bastardi schiavisti di confindustria, la cui minuscola è un’idea del buon Flannders: senza coso verde si viene demansionati. Ma, anche a loro, non basta il fottuto certificato rilasciato dall’ASL? Bisogna a tutti i costi avere il coso verde? E poi, con questo sistema non si fa altro che alimentare il fuoco della discriminazione, sì, proprio quello di cui parlava F nel post precedente! I “merdosi non vaccinati” finiranno affiancati agli “sporchi ebrei” e ai “negri bastardi”1, e proprio qui, in quest’Italia che non spreca un’occasione per dimostrare al mondo che più razzista di noi non c’è nessuno.
Adesso, qualcuno commenterà: “E che problema c’è? Basta scaricarsi il coso verde e siamo a posto!”
Tsè. Vai ad affrontare le forche caudine per ottenerlo! Il certificato dell’ASL è automatico, me l’hanno dato brevi manu subito dopo aver fatto la seconda punturina; per la minchia verde bisogna fare un trigo mostruoso. E quanti italiani sarebbero in grado – o avrebbero voglia – di subirsi un giro infernale nei meandri del burocretinismo nazionale, anche noto come la Casa che Rende Folli2, per ottenere l’ennesimo scartafaccio inutile?
Allucinante, veramente.


  1. Spero che le virgolette rendano ben chiara l’intonazione sarcastica di tutto ciò. In questa società moderna, ormai bisogna pure specificare a chiare lettere un intento sarcastico, e non basta, perché c’è chi non lo coglie nemmeno a sbatterglielo in faccia in termini brutalmente espliciti. ↩︎

  2. Dal film d’animazione “Le 12 fatiche di Asterix”; era se non sbaglio la terza prova. ↩︎

lunedì 19 luglio 2021

Le minchiate all'italiana (non che il resto del continente sia meglio)

M’ero ripromesso di non tornare su ’sta faccenda del covid, visto che il webetume rampante (quando riuscivo ancora a gestirmi il mio vecchio blog) mi aveva attaccato su un’osservazione del tutto innocente che davvero non meritava attacchi (no, non la riporto, spiacente: mi sono saltati i cinque minuti una volta di troppo già l’anno scorso).
Ma qui sta succedendo di tutto e di più a riguardo, e quindi due paroline le dovrò dire.

a) Provvedimenti che perfino Sputafuoco non ha preso: se la questione è vaccinarsi per agevolare quella benedetta immunità di gregge che finalmente ci toglierà questa malattia dai coglioni, per quale stracazzo di motivo non è stata emanata una legge con l’obbligo per tutti di vaccinarsi, con l’esclusione di categorie specifiche (chi ha già avuto la malattia e si è, ai fini pratici, autovaccinato, chi soffre di patologie incompatibili col vaccino o che lo rendono inutile, chi è sotto determinati limiti di età, bla bla bla)? Cioè, niente obbligo vaccinale, e poi si stabilisce che senza il vaccino non puoi far questo, quello e quell’altro? Così facendo si apre solo la strada al punto successivo! Nisba: se ci si deve vaccinare questo va stabilito per legge, punto. Personale sanitario in testa; sei lì dentro e sei un no-vax? Intanto ti fai il vaccino, e poi se insisti con le tue idee vai a trovarti un altro lavoro! Proprio come con le professioni sanitarie non va d’accordo l’obiezione di coscienza (su cui magari farò un post a parte, se EB non ne ha già in canna uno) non ci va l’antivaccinismo.
b) Come ho detto, causato anche dall’incapacità dei nostri soliti governicchi di prendere una decisione concreta, tentennando e cazzeggiando sulle questioni fondamentali: si sta alimentando (per l’ennesima volta nella nostra storia) la discriminazione, facendo passare i non vaccinati (che potrebbero pure appartenere a quelle categorie citate al punto precedente, eh: non necessariamente sono dei no-vax) come i “nuovi ebrei” (mio nonno ricordava i cartelli “Ingresso vietato agli ebrei e ai cani” che apparivano agli ingressi dei locali pubblici) e tacciandoli di essere i responsabili di tutto quanto ’sto ambaradan. Be’, intanto la gente farà meglio a farsi furba: nessuno ha colpe per una malattia; solo sulla gestione di questa malattia si può stilare un lungo (ma davvero lungo) elenco di responsabilità; ma, come dicevo, in primis il “governo” (con le sue virgolette d’obbligo). Seconda cosa, e qui poi si arriva pure al punto successivo, se la gente di suo è minchiona e insiste a non prendere poche elementari precauzioni, ci ritroveremo in autunno con un altro provvedimento ad minchiam a tapparci di nuovo tutti in casa! Il vaccino aiuta, ma non fa miracoli, tenetelo sempre presente! E non è colpa di chi non si è vaccinato, ma della nostra tipica cazzoneria all’italiana (e non solo).
c) Campionati europei di quello spor di quel gioc di quella menata con 22 palloni gonfiati che prendono a scarpate un pallone gonfiato che non ne ha nessuna colpa: stadi pieni di persone accalcate le une sulle altre senza un briciolo di precauzioni? Maxischermi nelle piazze pure lì con la gente accalcata senza precauzioni? Ma così vuol proprio dire tirarsele addosso! Anche lì, governi troppo permissivi (non solo il nostro, eh), gente troppo fiduciosa, tutto questo ambaradan, e qui da noi ci sono già delle regioni che rischiano di tornare a risalire la scala dei colori verso il rosso! Cioè, una stronzata del genere non doveva essere permessa fin da subito.
d) Come ho detto nel titolo, il resto di questa misera europa che c’impiegherà millenni a riguadagnarsi la maiuscola, che non spreca un’occasione per guardare l’Italia dall’alto al basso e per tartassarci in tutte le maniere possibili, si guardi quello che ha in casa. Forse in tutta questa situazione di merda noi siamo quelli messi non dico meglio, ma meno peggio, nonostante la nostra innata cazzoneria.

Concludo qui questo pippone astronomico che non riuscivo più a tenermi dentro.

venerdì 9 luglio 2021

Voto per il senato a 18 anni

Non entro nel merito della questione se sia opportuno o meno. Certo a diciott’anni mi rodeva il culo avere solo mezzo diritto di voto per quanto riguarda le elezioni politiche nazionali; quando sono arrivato a venticinque anni e mi sono reso conto di aver ottenuto anche l’altro mezzo diritto di voto – sempre per le politiche nazionali, eh – mi sono detto “E quindi? Che minchia do pupo è cambiato?”. Ma, insomma, è una questione di lana caprina ora che più o meno al senato potrei votare per due1.
Quello che fa ridere per non piangere sono soltanto i commenti di due dei magnamagna a ufo seduti sulla loro bella poltrona che hanno sostenuto questa riforma: uno ha detto papale papale che con la riforma le due camere avranno la stessa base elettorale e quindi le stesse maggioranze politiche, l’altro ha pensato bene di vomitare sullo Zuckabuco che così si favorisce la partecipazione delle nuove generazioni alla vita politica.
Tsè.
Il primo non ha capito un emerito cazzo del suo stesso posto di “lavoro”, visto che la divisione dei seggi avviene in maniera diversa tra le due camere e non saranno i voti dei maggiorenni sotto i 25 anni a spostare in maniera significativa gli equilibri in senato; il secondo non ha capito una beata minchia di come funziona la società, perché i giovani che andavano a votare prima continueranno a farlo e quelli che già rimanevano distanti dalla politica prima continueranno a rimanervi: non è che poter mettere una croce in più sia poi questo gran incentivo.
In parole povere, è la classica riforma che lascia il tempo che trova; non fa altro che sancire un fatto a cui altri stati sono già arrivati da mo’, cioè che se sei maggiorenne lo sei per tutto.


  1. Ma perché un cinquantenne non conta come due venticinquenni? Arrrgh! ↩︎

mercoledì 7 luglio 2021

Post di presentazione di Flannders il Pessimista

Ed eccomi qui, infine, a cedere alle insistenze del mio amico Er Bestiassa e cominciare a pubblicare roba sul suo blog, a partire dall’incazzatura che ancora non m’è passata perché per qualche motivo (tipo che ho pestato i calli a qualche papavero troppo alto, forse? Mah…) Blogger mi ha messo in quarantena e non mi ha più tolto da lì. O qualche emerita faccia di merda ha impostato qualche flèg (italianizzazione a cazzo di cane voluta) su qualche server che è andato a cozzare con le impostazioni del mio vecchio blog (o del profilo) e puf, di botto mi sono trovato sbattuto fuori? Senza potervi accedere, non ho nemmeno modo di andare a modificare configurazioni! Oltre tutto anche il mio vecchio profilo di Google è inaccessibile, e nessuna procedura di ricupero ha funzionato. E vabbe’, mal comune mezzo scemo gaudio, come si suol dire: conosco almeno un paio di altri blogger che da un giorno all’altro si sono trovati nello stesso mare di merda. Qualcuno crea nuovi profili e apre nuovi blog; io ho creato un profilo con uno pseudonimo nuovo di pacca, ma non mi fido più (e non ci ho più un cazzo voglia) di crearmi un blog mio, quindi pubblicherò, qualche volta, mica tutti i giorni, sul blog di EB. Anche il mio vecchio blog era uno zibaldone, quindi sto nello spirito della cosa.

Le Domande Inevitabili che secondo EB mi porranno sicuramente (e me le ha poste lui in anteprima):

D: Perché “Flannders” e cosa ti rende pessimista?
R: Ah, ecco, La Domanda. Quanto al nome: come la famiglia Addams si distingueva da tutti gli Adams del mondo per la doppia D, io mi distinguo da tutti i Flanders del mondo per la doppia N. (Mah al cubo…) Quanto al pessimismo, punto primo: pessimista è come un ottimista chiama un realista, però ho mantenuto “pessimista” nel nicnèim (altra italianizzazione a minchia do pupo voluta); punto secondo, c’è poco da essere ottimisti in questo mondo che sta andando a rotoloni con una rapidità impressionante.

D: Ma chi eri prima di essere Flannders? Qual era il tuo blog?
R: Già, io vengo a dirvelo così attiro la maledizione pure addosso a EB? Ma manco se da un giorno all’altro diventassi una donna! Qualcuno penserà di riconoscere lo stile e magari verrà a dirmi “Ah, ma tu eri Tizzzio Cahio che scriveva sul blog Stacimpalimpaconpatate”; sappiate che non avrete conferme né smentite da parte mia.

D: Ma ripubblicherai qualcosa dal vecchio blog? Lo rimetterai online anche solo per il piacere della consultazione, cambiando tutti i vecchi riferimenti come se già l’avessi scritto con la tua nuova identità?
R: Ma manco se oltre a diventare una donna ottenessi pure l’immortalità! È vero che ho il bekàp (non lo dico più, che queste italianizzazioni ad muzzum sono volute) del vecchio blog, risalente a qualche giorno prima dell’ultimo post che sono riuscito a scriverci, e quindi con due o tre post in meno; è vero che potrei ritirarmelo su e tenermelo come blog privato per andare a pescarci dei riferimenti; ma non lo pubblicherò mai più. Ho fatto tabula rasa, ho ricominciato da capo, e sfrutto il blog di un amico per qualche sbrodolata qua e là; punto.

D: Mi sembra di riconoscere lo stile! Assomiglia a quello di Er Bestiassa…
R: E la domanda dove sta?
D: E va bene: com’è che il tuo stile assomiglia a quello di EB?
R: Andavamo a scuola insieme. Alle superiori, anche se eravamo in classi con indirizzo diverso, avevamo lo stesso prof d’italiano pistino e skassamaroni che ci ha insegnato a scrivere nello stesso modo. La conclusione è ovvia e scontata: io e EB scriviamo in modo simile; tra l’altro, abbiamo la stessa idea sullo storpiare la lingua italiana per atto deliberato, per fare del sarcasmo o per prendere per il culo qualcuno: lo facevamo anche a scuola. (Mi accusano però di usare troppe parentesi; sarà vero? Mah alla mah-esima potenza…) Gemelli separati alla nascita? Mahgoogol… Comunque il marcagiù (eeeeeh?) impone il suo stile sulla formattazione, quindi anche la forma di questi post sarà la stessa che usa EB.

D: Come intendi comportarti coi commenti?
R: Semplice: il blog è di EB, e i commenti se li smazza lui, anche ai miei post. Se qualcuno cercherà di prendermi a pesci in faccia, la risposta (se mai quel commento la meriterà) gli arriverà da lui; e badate bene, trovandosi a rispondere come soggetto esterno finirà per non andarci con la mano leggera con troll e webeti vari (e già non ci va nei suoi post). Sempre che, ribadisco, quel particolare commento arrivi a farsi pubblicare; ho il forte sospetto che chi va oltre i limiti del troppo (troppissimo? Troppo2? Troppevolissimevolmente troppo? Suggeritemi voi un italiaCanismo divertente…) col webetismo o il trollismo non vedrà mai i propri commenti venire alla luce su questo blog.

D: Ci avrei un’altra domanda…
R: Ahò! E bbasta!

È ora di chiudere qui questo pippone chilometrico di un post di (ri)apertura. Mi sono già troppo autocommiserato riguardo alla questione del vecchio blog; non ci tornerò in futuro, prometto (a meno che non si verifichi qualche circostanza che mi ci costringa, beninteso). Hasta luego.

martedì 6 luglio 2021

Post di riapertura del blog

Minchia, il mio povero blog. Ho dovuto levargli un dito di polvere per poter tornare a scriverci sopra. È fermo lì da più di un anno, poverino; ma è davvero ora di rimetterlo in moto.

Che sgrumf-del-brumf mi è successo?, mi chiederete.

Semplice: completa e definitiva mancanza di tempo.

Troppi affari di cui occuparmi; un parente stretto che è quasi morto per covid – ormai è stato sdoganato il nome così, minuscolo e senza più il 19 – ma non di covid1; troppe faccende che hanno richiesto il 110% del mio impegno – eh già, quasi ho dovuto inventarmi un dilatatore temporale per far star tutto nelle giornate da 24 ore che abbiamo ancora sulla nostra povera Terra.

Ma ora sono di nuovo qui, pronto com’ero prima – spero – a zibaldoneggiare2 su tutto quello che mi capita tra le mani. A massacrare qualche webete qua e là, se capita l’occasione. A pubblicare robetta divertente da varie fonti – che fine ha fatto Ben11? Non s’è più fatto sentire; spero stia bene – incluso il povero, misero, tapino me stesso. E, magari, forse, probabilmente, può darsi, in via del tutto ipotetica, non sarò da solo qui dentro: sto quasi riuscendo a convincere quel mio amico appiedato di cui ho parlato nel primissimissimevolissimo post di questo zibaldone a divenirne coautore e a pubblicare qui senza usare me come intermediario. È chiaro che capisco tutte le sue diffidenze nei confronti di Blogger, che per qualche ignoto motivo l’ha sbattuto in qualche lista di personæ non gratæ e lui non riesce ad accedere né al blog, né al suo account Google, già, nemmeno per arrivare a cancellare quel coso. Ha anche paura che se s’iscrive qui come coautore anche il mio blog farà la stessa fine. Gli ho detto: “Ma il blog è mio; e poi, se ti crei un nuovo account con un altro nome San Google non è così onnisciente da sapere che già ti aveva inziccato nella lista di personæ non gratæ.” Si è convinto oppure no? Ambarabaccicciccoccò.

Le premesse del primerrimo post sono sempre valide: 'sto scartafaccio – sbytafaccio??? – non è un periodico a cadenza regolare; pubblicherò, e pubblicherà il mio amico se si deciderà una buona volta, quando avremo T&V3.

E mo’, tanti saluti & alla prossima.4


  1. E qui ci sarebbe da prendere tutta una serie di dirigenti sanitari a schiaffoni a coppie finché non diventano dispari. Questo mio parente avrebbe dovuto essere curato per qualcosa per cui invece l’hanno sempre sbattuto fuori, perché gli ospedali per un bel po’ non hanno più accettato di curare pazienti affetti da qualunque patologia non fosse il covid. Il mio parente, per salvarsi, ha dovuto chiedere un permesso speciale e andare a farsi curare in Svizzera. ↩︎

  2. Non esiste “zibaldoneggiare”? Certo che esiste! Se io invento un termine, esso esiste. Senza se, senza ma e senza conciofossecosaché. ↩︎

  3. Tempo & Voglia. ↩︎

  4. Non concludo mai i miei post coi saluti; che m’è preso? Vista la lunga assenza, mi sembrava doveroso, tutto lì. ↩︎