martedì 26 maggio 2020

A chi pensa che sia cambiato qualcosa

Cioè, qualcuno pensava che due mesi di restrizioni avrebbero cambiato il modo di pensare della gente, che saremmo diventati tutti più altruisti e avremmo messo tutti un po’ di buon senso.
Tsè.
Stiamo dimostrando di essere sempre il solito popolo di emeriti cazzoni.
Stiamo dando una chiara e lampante dimostrazione dell’antico ma sempre attuale Sistema All’Italiana: egoismo e nessuna intenzione di rispettare le regole, tanto le disgrazie capitano sempre solo agli altri.
Un briciolo di apertura dopo due lunghi, eterni mesi di blocco totale e bam! Movida, yuppiduuu! Bar e piazze gremiti di gente, tutti addossati gli uni agli altri, così, come se niente fosse! E in più: negozi che vendono roba non così indispensabile presi d’assalto! Insomma, c’è davvero così tanto bisogno di andarsi ad ammassare come greggi di pecore in negozi come l’Ikea? E tra l’altro, la nostra economia è andata a mignotte e noi ci fiondiamo subito subitissimo ad arricchire quella di altri stati?
Il rischio probabilmente è calato, sì; ma non è ancora zero, e se ci sarà di nuovo un aumento di casi di malattia il governo potrebbe tornare sui suoi passi e decretare altri mesi di chiusura totale – passati i quali, la nostra economia sarà definitivamente andata a mignotte e alla popolazione italiana non resterà che il suicidio collettivo!
Ma la gente pensa soltanto a divertirsi, e che crepino gli altri. Vorrei ricordare a tutti questi dementi che si sono catapultati senza il minimo scrupolo a far movida l’esistenza di una vecchia canzone di Tozzi: “Gli altri siamo noi”. Ne abbiamo tutti quanti le palle piene di questa vita da zombi, ma, insomma, un po’ di buon senso a questo punto, per evitare di fare tutti quanti la fine del sorcio (e ribadisco, non per la malattia, ma per la morte dell’economia), sarebbe d’obbligo.
Tanto, però, non sto nemmeno arrivando al punto di lavare la testa all’asino: a questa banda di rincoglioniti tutto ciò entrerebbe da un orecchio per uscire dall’altro, se leggessero questo post; ma non ci arriveranno neppure vicini, a leggerlo. Anche se capitassero per caso su questo blog, il testo è più lungo di tre parol caratteri e farebbero troppa fatica a leggerlo.

domenica 17 maggio 2020

Auguri a chi riapre domani

A quel lettore e mezzo che mi segue: tranquilli, non sono scomparso, non mi sono ammalato; ma vista la riapertura – alquanto parziale, ma tant’è – di alcune attività lavorative ai primi di maggio sono stato impegnato con un mucchio di lavori che mi si sono accumulati a causa del blocco totale a marzo, e non ho proprio avuto tempo di seguire il mio povero, misero, derelitto blog.

E domani riaprono tante attività che avevano tirato giù le serrande per via del blocco. Mia moglie è già contenta della riapertura dei parrucchieri – che non riaprono domani: hanno sempre odiato il lunedì più di me… – e io sono felice che l’Italia, pur con tutte le dovute precauzioni, provi a ripartire con un’economia ridotta in briciole. Non sarebbe neanche la prima volta per l’Italia; dopo la seconda guerra mondiale ci mise un bel po’ a rimettersi in carreggiata. Adesso si spera che ci metta meno.

Quindi, un grosso augurio a tutte quelle attività economiche che hanno stretto i denti e resistito, magari inventandosi consegne a domicilio o altri sistemi per rimanere, quanto meno, a galla.

E vediamo, tra tutti quanti, di mostrarci più responsabili di quanto l’italiano medio sia mai stato, eh. Vediamo di non causare un altro blocco totale a settembre, perché dopo un’altra stangata del genere a così stretto giro di posta non ci rimarrebbe che il suicidio collettivo. Se qualche zona continuerà a venir considerata rossa chi ci abita veda di rimanere lì senza cercare ogni modo possibile per fare il cazzone: le regole ci sono per tutti, non solo per gli altri – e, per citare una canzone degli anni ’80 di Ruggero Tozzi, “gli altri siamo noi”.

sabato 2 maggio 2020

Il complottavirus

Ovvero: dopo il 5G, adesso anche Guglielmo Cancel Bill Gates si ritrova qualificato come untore della Covid-19.
A quanto pare, il buon BG nel 2015 affermò che il pericolo maggiore per l’umanità non sarebbe stata una guerra nucleare, ma una pestilenza.
Per una persona di buon senso, non fece altro che proferire una profezia alla Cassandra: una facile profezia non creduta. E no, non sarà la Covid-19 la pestilenza che ci massacrerà di brutto: sono ottimista su questa malattia e pessimista su un’eventuale epidemia futura con un tasso di mortalità assai più elevato, tipo la famigerata “spagnola” del 1918. Questo, però, è tutto un altro discorso, che articolerò meglio quando tutto sarà passato.
Per quei microcerebri dei complottisti, che tra tutti quanti forse hanno un unico neurone in condivisione, visto che sparano tutti le stesse minchiate, invece il fatto che BG avesse parlato di un caso del genere – vincendo facile, lo ribadisco – è un chiaro segno di colpevolezza: è stato lui a creare questo virus, per arricchirsi col vaccino e per controllare la gente impiantando loro microchip sotto pelle: sempre lo stesso minestrone riscaldato di cazzate sesquipedali. Intanto non ci si arricchisce con un vaccino: una volta fatto, dura quasi sempre a vita, a parte alcuni che hanno bisogno di periodici richiami, ma anche quelli a lunga distanza l’uno dall’altro; va poi anche detto che secondo me il vaccino italiano batterà quello americano di svariati mesi, quindi sarà ben difficile che BG ci guadagni chissà cosa; e poi un uomo che è praticamente fatto di soldi che bisogno avrebbe di quei quattro spiccioli in più? Poi, la storia del microchip ormai è diventata peggio di quei tormentoni estivi che tutte le stazioni radio passano a mitraglietta; ma che senso avrebbe? A parte il fatto che è ben difficile piantare un microchip sotto pelle a qualcuno senza il suo esplicito consenso, o senza puntargli una pistola alla tempia. Che stracazzo bollito, affettato e condito con salsa verde gliene frega, a BG, di mettersi a controllare gente con un microchip?
Ma sto lavando la testa all’asino, coi complottisti. Il loro unico neurone in condivisione non si porrà mai le due semplici domande di cui sopra: naaaa, meglio credere a puttanate messe in giro da qualche troll che guarda quei personaggi cascarci con tutte le scarpe e sghignazza come un matto.
Come già detto in un altro post, per il SARS-COV2 il vaccino è in arrivo; per lo Scemovirus invece non c’è rimedio.

domenica 26 aprile 2020

Scimmia... no, ameba con fucile

Doverosa premessa: la stamp stUmpa nostrana ha interpretato un po’ a modo suo. Quell’arnese che gli statunitensi hanno piazzato sul trono – insomma, sulla cadrega presidenziale – non ha precisamente affermato che gli scienziati devono trovare il modo di iniettare candeggina o alcool isopropilico direttamente nelle vene dei pazienti: ha ordinato loro – e uso ordinato a ragion veduta – di trovare subito, anzi entro ieri mattina, qualcosa di altrettanto efficace.
Ciò detto, comunque l’ignoranza abissale del personaggio in questione è comunque conclamata ed esplicita. Puff, io ordino, voi obbedite. Io ordino che troviate un farmaco efficace come un disinfettante e voi lo trovate. Io ordino che sconfiggiate il cancro e tra cinque minuti il cancro non deve più esistere. Io ordino che gli esseri umani possano volare senza apparati tecnologici e subito voi fate crescere le ali a tutti quanti.
Come se la scienza potesse, innanzi tutto, funzionare a comando, e, seconda cosa, fornire risposte così certe: soprattutto una scienza basata interamente su tentativi ed errori com’è la medicina! Perfino la matematica in certe situazioni non è in grado di fornire risposte così deterministiche.
Il re seduto sul trono degli USA altro non è che un buffone; problema non da poco, però: è un buffone col dito sul Pulsante, sì, proprio, Il Pulsante, quello che può scatenare un attacco nucleare e conseguente estinzione di tutto l’ecosistema, inclusi noi.

lunedì 20 aprile 2020

5G? No: compl8

Piaciuto il titolo?

Questo fantomatico 5G che ancora non è partito quasi da nessuna parte, al di là di tutti i suoi pregi e i suoi difetti reali, un effetto l’ha avuto: ha calamitato su di sé tutti i complottisti del mondo – al punto che in certe nazioni folle di pazzi furiosi assaltano tralicci e centraline accusati senza mezzi termini di essere gli untori della Covid-19. Già, ci mancava pure questa, dopo che questa tecnologia è stata accusata di ogni sorta di malignità, perfino di far giungere “l’asteroide che il 29 aprile ci distruggerà tutti”: sì, giuro che ho sentito pure questa in relazione al 5G, per quanto, punto primo, l’asteroide ci farà ciao da ben 6 milioni di chilometri, cioè circa sedici volte la distanza media Terra-Luna, e, punto secondo, è assurdo pensare che l’ennesima tecnologia di trasmissioni radio sia in grado di attirare asteroidi. Proprio com’è assurdo pensare che possa trasmettere un virus non tecnologico, ma biologico.
Assurdo, sì: per le persone ragionevoli. Ma un complottista non è una persona ragionevole. Qualunque spiegazione fornita a un complottista è una gran lavata di testa all’asino, perché poi il complottista ti accuserà semplicemente di far parte del complotto.
E poi c’è qualche trollone che, con pesante ironia, diffonde una catena di San Pisquano a cui magari potrebbero pure credere, levandosi così una buona volta dai coglioni e dando una boccata d’ossigeno al web:
“+++ ATTENZIONE +++ Con l’aggiornamento dello Zuckabuco1 di domani, verrà attivato di nascosto il 5G nel nostro telefono. Se non vuoi avere il 5G nel tuo telefono, devi disinstallare subito lo Zuckabuco!!! Condividi prima di disinstallare!”
Chissà se funzionerà.


  1. Nel testo originale è riportato il nome ufficiale della Madre di Tutte le Socialfogne; no, io non voglio che guadagni pubblicità da eventuali ricerche che menino al mio blog, e non voglio nemmeno trovarmici io associato. ↩︎

venerdì 17 aprile 2020

UtOntaggini varie

Raccolta di minchiate commesse dall’utOnto di turno, messa insieme da Ben11, che come nell’altro post da qui in poi è la voce narrante, pur coi miei interventi di redazione.

Questa è recente, proprio di questo periodo di quarantena forzata. AltraUtOntaScema è stata assunta per sostituire quella famosa della macchinetta del caffè [linkamelo tu, E. B.] (N.d.E.B.: Fatto; basta chiedere, no?) appena prima dello stato d’emergenza, e fin dal primo momento mi ha spinto a chiedere a Capo cosa si fosse fumato quando le ha fatto il colloquio. (N.d.E.B.: Mai chiedere perché la cuGGina del gran capoccia viene assunta…) Mi sa che raccoglierò taaaaaaante storielle su di lei… Ma comunque, un mese che era qui e poi, visto che fa parte del nostro microscopico settore amministrativo, Capo le ha appioppato lavoro a casa quando è stato dichiarato lo stato d’emergenza – e anche a me e a Bislakk, che dobbiamo fornire assistenza a lei e ad altri, incluso Capo medesimo, al quale intendo scroccare l’autorizzazione a pubblicare le sue utOntaggini più divertenti.
Tornando a noi: ultimo giorno di lavoro qui, ho preso il portatilozzo del figlio di AUS che lei ha requisito per questa storia (N.d.E.B.: Ma perché devono sempre sgraffignare il computer ai figli adolescenti? Queste utOntesse non le capirò mai.) e gli ho inziccato dentro un bel TeamViewer per un eventuale assistenza da remoto e il client per la VPN che abbiamo messo su per quest’emergenza. Prove su prove, falle vedere la rava e la fava, falle provare tutta la sequenza a ciclo non proprio infinito ma quasi, poi mandala via con la ragionevole certezza che abbia capito e non trituri la minchia a me o a Bislakk. E un asino rosa volò sulla Luna e la trasformò in formaggio… Chiamata sul buzingo (N.d.E.B.: ho dovuto chiedergli che roba è un “buzingo”. A quanto pare, è una convenzione interna tra lui e il suo vice per definire un dumbphone – glielo lascio: “buzingo” mi piace troppo.) aziendale proprio il primo giorno di telelavoro. Noooo! È lei!
Dopo una buona mezz’ora di “non va” e “non funziona” da cui non ho cavato un ragno dal buco, mi decido a prendere in mano la faccenda.
Io: Qui non ci capiamo. Lanciami TeamViewer così mi connetto e vediamo cos’hai che non va.
AUS: Tim-COSA?
Io: Quello che ti ho fatto vedere l’altra volta.
AUS: Ah. (Pausa, ma non la sento smanazzare sul computer.) Qui mi dice il mio numero di telefono, il credito che ho, aspetta che lo guardo di nuovo (???) offerta…
Io (perplitoesso): Ma che piffero hai aperto? E dove?
AUS: Ma qui sul telefono, mi hai detto di aprire l’app di TIM…
Io (con pesante sarcasmo): E secondo te io ti chiedo di aprire l’app di TIM sul telefono per farti assistenza sul computer? Mettiti davanti al portatile e fai doppio clic sull’icona di TeamViewer che ti ho fatto vedere l’altra volta.
AUS: (dopo una lunga pausa) Ma io non trovo niente della TIM sul computer.
Io: TIM non c’entra una fava. T-E-A-M-V-I-E-W-E-R. L’altra volta ce l’avevi proprio in mezzo allo schermo, e l’hai lanciato più di una volta; facci doppio clic sopra.
AUS: Ma non puoi cliccarmelo tu da lì? Io non lo trovo.
Tunc, tunc, tunc. Sono le mie palle che sono cadute e adesso stanno rimbalzando sul pavimento.
Io: Se tu non avvii TeamViewer io non posso giustappunto cliccare un tubazzo di niente sul tuo computer. Dai, è facile da trovare: ha una bella icona blu elettrico e bianca.
AUS: (dopo un altro bel momento) Ah, ma è questa. Ma non succede niente.
Io: Ci hai fatto doppio clic sopra?
AUS: Ma qui mi dice di guardare a destra e a sinistra; l’ho fatto ma non succede niente.
Tunc, tunc, tunc. Cazzo, le avevo appena raccolte! Rimango lì perplutoesso per un attimo, poi mi casca l’occhio sul mio TeamViewer, con la sua bella iconina a doppia freccia. (N.d.E.B.: sgurgle! Io mica c’ero arrivato! Dai pure a me il premio dell’utOnto dell’anno!)
Io: Nooo! Quello non è un segnale “guarda a destra e a sinistra”: è solo la sua icona, tipo il suo marchio di fabbrica. Facci doppio clic sopra.
AUS: (sento finalmente un rumore di doppio clic) Oh, adesso mi appare una cassettina con dentro dei numeri.
Io: (“Cassettina”, :D ) Ecco, brava, comincia a darmi quello dove c’è scritto “Il tuo ID”.
To’, me lo dà giusto, e poi pure la password! Alla fine riesco a farle assistenza (“Non va” = “Non mi ricordo più una sega di quello che mi hai detto l’altro giorno”) e a metterla in condizione di lavorare sulle cartelle di rete a cui ha accesso. Un’ora della mia vita sprecata dietro a questa stordita! Ma fanno un test di stupidità per farsi assumere?


Roba più vecchia. Contabile, il nostro contabile, è uno davvero in gamba nel suo lavoro; non gli sfugge nemmeno il proverbiale diciassettesimo decimale; è anche abbastanza bravo a usare il computer, però a volte mi viene da chiedermi se pure lui si fuma qualcosa ogni tanto.
Contabile: Cazzo, ci avevo dei documenti importanti qui nella posta fino a ieri e mi sono spariti. Me li puoi ricuperare?
Io: Che, ti sei cancellato le ultime mail di Capo, forse?
C: Ma no, è che avevo messo qui due comunicazioni importanti di QuelTaleFornitore, e adesso è tutto vuoto. Tanto ci hai il backup, no? Ti prego, ricuperamele.
Io: “Qui” dove?
C: (Mi indica il cestino) Ecco, io le avevo messe qui.
Lo guardo abbastanza a lungo da metterlo fortemente a disagio, poi:
Io: Ecco, bravo, adesso metti quel plico di carte lì dentro il cestino che hai vicino alla cassettiera e domani mi dirai se lo trovi ancora. (Il nostro server di posta interno spazza via quello che trova nei cestini delle varie caselle dopo 48 ore, impostazione di default che non abbiamo mai modificato.)
C (imbarazzatissimo): Ho fatto una vaccata, vero? Ma ho proprio bisogno di avere quelle due mail; ti prego, ti supplico, ricuperamele.
Io: E il conto dei caffè che mi devi sale, sale, sale…


L’utOntaggine non è prerogativa esclusiva nostra, eh. Chiamata delirante ricevuta sul butringo (N.d.E.B.: questo è il telefono fisso.) dell’ufficio; numero che non è nella rubrica. Mah. Tanto per farmi del male da solo, rispondo.
CretidiotaDiTurno: Mi passi Mario (nome a caso – e poi, “buongiorno” e “per favore”, questi sconosciuti).
Io: Qui non abbiamo nessun Mario. Forse ha sbagliato numero.
CDT: Macché sbagliato numero. Mi passi Mario, subito.
Io: Intanto veda di moderare il tono, eh: qui non siamo allo stadio. E poi le ripeto: in questa ditta non lavora nessuno che si chiama Mario; siamo quattro gatti spelacchiati e ci conosciamo tutti quanti. La possibilità che lei abbia sbagliato numero è assai concreta.
CDT: (grugnito nel naso) E va bene, mi metta in comunicazione col NumeroEsternoCheNonRiporto.
Io: Manco più i gestori telefonici funzionano in quella maniera stile anni ’30. E noi non siamo un gestore telefonico. Le conviene rifare il numero, senza sbagliarlo stavolta.
CDT: (in tono polemico-incazzoso) Ma come, con la tennologia (sic!) moderna che può fare tutto lei mi dice che non può passarmi un altro numero!
Io: Punto primo: noi non siamo un gestore telefonico, e anche se lo fossimo non forniremmo comunque il servizio di centralino, che non esiste più da mo’. Punto secondo, la nostra centralina telefonica interna non è stata impostata per trasferire chiamate su numeri esterni diversi dai nostri cellulari aziendali. (Naso da Pinocchio…) Ripeto: forse sprecherebbe meno tempo a posare e a fare lei il numero giusto.
Spataskrash! Cornetta violentemente posata dall’altra parte, con tanto di scossa sismica almeno di 4° grado trasmessa attraverso i cavi.
Siccome quel tipo parlava a voce abbastanza alta da trasformare praticamente la cornetta del mio butringo in un vivavoce, Bislakk ha sentito tutto, e mi intona la canzoncina: “Ma cosa c’è di volgare oltre all’essere scemo / digli che è scemo, scemo tu / digli che è SCEEEEEMO”.

giovedì 16 aprile 2020

Ne uccidono più le malelingue che le malattie

Post alquanto venato di acredine; di solito non sono così incazzoso, ma…
La piaga più virulenta al momento non è la Covid-19: sono gli autonominatisi sceriffi del web.
Bella serie di personaggi frustrati e dall’animo meschino che come ti muovi di casa sono già lì che ti fotografano, per poi pubblicare la foto sulle socialfogne con bei messaggi offensivi infliggendoti così una gogna mediatica.
Una signora che conosco, che ha una bambina autistica – segnatevi la parola, cari stronzi webeti pronti a puntare il vostro lurido dito – la porta fuori a passeggio, non per infrangere la legge, ma perché le passeggiate sono indispensabili per la bambina: e questo rientrerebbe nei motivi di salute previsti dai decreti! Ma no, le teste di cazzo fotografano madre e figlia e giù di pubblicazione immediata sulla Madre delle Socialfogne, lo Zuckabuco, col bellissimo commento “guarda quì ke sta stronza porta fuori la banbina ma xkè non ci sono mai i polizziotti”, sgrammaticature riportate verbatim. N. B.: io non ho account su nessuna socialfogna; questo me l’hanno riportato.
Così lei ha dovuto spiegare che la figlia è autistica e che le passeggiate fanno parte dei motivi di salute per i quali si può uscire. Il post è stato poi cancellato, ma questa poveraccia adesso si trova appiccicata addosso la qualifica di “untrice” e sarà costretta a portare la questione in tribunale.
Ma questo caso non è certo unico.
Un mio vicino di casa è stato, ahi ahi ahi, beccato perché era uscito di casa per portare le immondizie ai cassonetti, che distano qualcosa come trecento metri. No, non abbiamo il porta a porta, e il comune ha piazzato non più di 4 punti di raccolta, scomodi per quasi tutti. Così, gogna mediatica perché portava fuori le immondizie! Cos’è, doveva mangiarsele, forse? I carabinieri del paese, però, hanno subito individuato lo sceriffo che ha pubblicato minchiate e hanno salassato lui, denunciandolo per diffamazione – ed è un recidivo, tra l’altro: i vizi non si perdono proprio mai.
Un’altra signora che conosco è salita in macchina per andare a fare la spesa a dieci chilometri di distanza, all’unico supermercato a portata utile, e un coglione le è partito dietro, e giù di foto con tanto di targa in piena evidenza pubblicate su tutte le socialfogne a cui è iscritto. Anche qui, si sono mossi i carabinieri di paese, che conoscono bene la situazione, e anche questo coglione si passerà le sue – ma il danno ormai è fatto, e quella signora adesso esce di casa con l’ansia addosso.
Esci il cane per pisciarlo1 e come sei fuori dal portone c’è qualcuno lì pronto col dumbphone a scattarti la foto per poi pubblicarla esattamente 2,57 microsecondi dopo su qualche socialfogna.
Fai quattro passi nel vicoletto praticamente deserto sotto casa, perché non disponi nemmeno di una misera area verde tutta tua, e zac, immortalato.
Vai a comprarti quelle quattro cose che il negozietto di paese può fornirti, e il negozietto in questione è a mezzo chilometro: zac, bella foto di merda.
No: da questa esperienza non uscirà un’umanità migliore: uscirà la stessa umanità di prima. Gente meschina e frustrata che non ha un cazzo di meglio da fare, nelle sue lunghe e vuote giornate, che scassare la minchia agli altri è sempre esistita ed esisterà sempre; quando passerà questa influenza, sarà qualcos’altro a scatenare il loro pruriginoso desiderio di vendicarsi del mondo che – giustamente! – li prende a pesci in faccia. Qui però mi trovo a tirare un doveroso pesce in faccia all’iperconnessione moderna: ben venga per tenere in contatto familiari e amici in questo periodo di chiusura totale, ma d’altro canto permette a tutti i webeti leoni da tastiera affetti da sindrome dello spaccacoglioni di autonominarsi sceriffi nel fatuo desiderio di rendere ad altri la vita peggiore della loro. E un grosso pesce in faccia allo Zuckabuco e a tutti i suoi degni emuli, parecchi dei quali sono passati sotto il suo diretto controllo, per aver permesso che un webete potesse pubblicare le sue diarree mentali in tempo zero senza il minimo controllo. Sembra sia impossibile denunciare le socialfogne per diffamazione, tra l’altro, e sono sempre molto restie a dare alle forze dell’ordine i dati dei diffamatori; spero che qualche governo cominci a mettere mano alla questione – illusione, dolce chimera sei tu…


  1. Citazione quasi verbatim da un testo umoristico che circola da mo’ in giro per il web, e a cui non sono ancora riuscito ad attribuire una fonte precisa. ↩︎

sabato 11 aprile 2020

La macchinetta del caffè

Storiella inviatami da un mio amico che si firma Ben11, che lavora in una piccola azienda – al momento in quarantena come tutto il resto del settore produttivo non alimentare – e che ha trovato il tempo di inviarmi materiale per scriverci qualche post, tutta roba pre-pestilenza. Qui, su sua esplicita richiesta, gli correggo qualche strafalcione, tipo accenti e apostrofi messi ad mentula canis, modi e tempi verbali approssimativi e altre boiatine linguistiche del genere, e do una formattazione adeguata (come si fa con il Markdown) ai suoi testi.

Personaggi:

  • Ben11: voce narrante, tecnico informatico – anche se in questa storiella l’informatica riveste un’importanza marginale
  • Bislakk: fedele vice di Ben11, testa matta anche se in gamba
  • Capo: il capo
  • UtOntaScema: fa parte del settore amministrativo, e poi si vedrà bene perché è scema
  • Altri che compariranno man mano, ma sono più secondari e non vengono citati qui

N.d.E.B.: da qui in poi è da intendersi “io”=Ben11; ora, appunto, la voce narrante è la sua.

Salve a tutti! Io sono Ben11, tecnico informatico di una piccola azienda sperduta tra i monti. Ho un po’ di storielle in canna; sono grato all’amico Er Bestiassa per avermi concesso spazi sul suo neonato blog per pubblicarle, e soprattutto per essersi preso la briga di correggere i miei svarioni in italiaCano; ahò, ci avevo il 4 fisso a scuola, e dopo ho imparato da auto di latta. (N.d.E.B: sic! Ovviamente lo intende in senso ironico.)
Cominciamo con questa, che è una di quelle che mi spingono a pormi seri dubbi su quanto noi scimmioni spelacchiati, logorroici e casinisti possiamo definirci senzienti.
Doverosa premessa: ho scritto tutto ciò ben prima che scoppiasse questo casino della COVID19; i tempi sono relativi ad allora.
Protagonista involontaria: la nostra macchinetta del caffè. È a noleggio; è di quelle formato armadione col classico funzionamento “caccia il grano, scegli la bevanda e aspetta che te la prepari”. Il fornitore arriva a rimpinzarla di norma il venerdì, anche se alle volte ci capita di esaurire qualcosa in mezzo alla settimana e allora viene anche quelle volte – che culo, la sua sede è proprio qui in questo paesotto inculato, e quindi interviene dieci minuti dopo averlo chiamato. Appunto, venerdì scorso ha fatto il pieno alla macchinetta, zucchero incluso.
Lunedì, pausa caffè. Bislakk, il mio vice, è già in polposìscion e sta smanazzando per prendersi il suo solito cappuccino molto zuccherato; si ferma di botto, e comincia a intonare una parafrasi di una vecchia canzone da naja – è troppo giovane per averla fatta, la naja, quindi deve avergliela cantata suo padre. “La macchinetta del caffè…”
Intuendo dove vuole andare a parare, mi unisco, e ad alta voce proseguiamo sotto lo sguardo perplutoesso dei colleghi, compreso Capo: “… è senza zucchero / è senza zucchero / La macchinetta del caffè / è senza zucchero / chissà perché.” Poi guardo il display, e constato che segnala zucchero esaurito. Per fortuna abbiamo la scorta strateggggica di bustine…
Capo: Cazzo, ma Caffettaro non si è mai dimenticato lo zucchero, prima.
Io: Ci aveva altro per la testa venerdì.
Capo (rivolto a UtOntaScema): Chiama Caffettaro e dagli un raus: digli di venire a mettere lo zucchero nella sua macchinetta.
US, come colta in fallo a combinarne una delle sue – più probabilmente stava soltanto minchioneggiando su facciabuco – sussulta, poi annuisce e prende il telefono.
Caffettaro arriva poco dopo; non manda mai i suoi scagnozz dipendenti a fare rifornimento a noi, ma viene sempre di persona personalmente; no, non si chiama Catarella… Osserva perplitoesso la macchinetta.
Caffettaro: Eppure sono certo al centodieci per cento di aver messo pure lo zucchero venerdì.
Capo: Se il sensore non è ciucco, vuol proprio dire che te lo sei dimenticato.
L’altro la prende per buona, apre la macchinetta con la sua chiave, constata che il serbatoio dello zucchero è davvero vuoto, ci versa dentro un pacco da un chilo, richiude, saluta e se ne va. Per il resto della giornata, durante le altre pause caffè, la macchinetta ci fornisce le bevande debitamente zuccherate, e hai voglia a far fuori un chilo di zucchero pure coi cappuccini Diabete Saltami Addosso di Bislakk.
Avanti veloce fino a martedì, pausa caffè mattutina. Ancora una volta Bislakk arriva per primo, mi guarda, tutti e due guardiamo altri colleghi, e stavolta assieme a loro e a Capo intoniamo “La macchinetta del caffè…”; lì c’è anche MagazziniereFactotum, che ci guarda perplimutoesso; la spiegazione gli arriva da Capo, che finito il coretto si mette a tirare giù tutto il calendario, ma quello di Frate Indovino con cinque o sei santi per ogni giorno.
Capo: ’Sta ciofeca di macchinetta ci ha un buco da qualche parte! US, chiama Caffettaro e chiedigli di venire a fare una verifica.
US, ancora una volta con la sua espressione colpevole – ah, facciabuco, facciabuco! – prende il telefono e fa la chiamata.
Caffettaro arriva con la borsa degli attrezzi, apre la macchinetta, ci smanazza dentro, smonta il serbatoio dello zucchero, lo controlla assieme ai condotti, rimette tutto a posto, fa di nuovo rifornimento con un altro pacco da un chilo e ci guarda con la confusione stampata in volto.
Caffettaro: Qui non c’è niente che non va; non ho trovato nemmeno zucchero spatarrato in giro per la macchina.
Capo: Ma allora che minchia bollita c’è lì dentro, un fantasma ipoglicemico?
Caffettaro: ’Zo ne so, io. È la seconda volta che mi vedete mettere lo zucchero, quindi almeno sono sicuro di non essermelo dimenticato ben tre volte di seguito.
E se ne va grattandosi la testa.
Capo (rivolto a me e a Bislakk, sottovoce): Qui mi sa che i fantasmi sono fuori dalla macchinetta. Ci avete ancora quella bebbecamme, vero?
Doverosa precisazione: Capo è un tecnozero e se ne rende conto, per non dire che pure se ne vanta – almeno sa quando dobbiamo intervenire noi, se non altro.
Io non mi ricordo se abbiamo ancora quella webcam ricuperata da un ex PC per videoconferenze; Bislakk sì e annuisce con un ghigno satanico.
Poco dopo, via tutti dai coglioni e la porta dell’ufficio di US chiusa – sapete, ci tiene alla sua privacy quando sta raccontando la rava e la fava delle sue giornate alle sue amiche in diretta video su facciabuco ;-) – abbiamo piazzato la webcam in posizione taticccca, puntata dritta sulla macchinetta del caffè ma non visibile se non si sa dov’è, e lo sappiamo solo io e Bislakk. Lui poi l’attacca a un server USB su ethernet già impegnato con un vecchio disco esterno usato come storage di rete di emergenza, e tra tutti e due accrocchiamo un sistema artigianale di videosorveglianza con tanto di registrazione delle riprese; facciamo partire tutto, Bislakk si fa riprendere a fare le linguacce alla webcam, poi lo lasciamo lì a fare il suo porco lavoro.
Avanti veloce a mercoledì mattina sul presto. Posizionati sul PC dedicato alla registrazione della webcam, andiamo a sfrucugliare nel videone del giorno prima; saltiamo tutte le pause caffè che abbiamo fatto fino alla chiusura, poi andiamo ancora avanti per un po’ dopo che tutti se ne sono andati a casa – e tipo verso le 18:00 le luci si accendono e un movimento si manifesta nella ripresa. È US, che trulla trulla entra un attimo nel suo ufficio, ne esce con una chiave in mano, apre la macchinetta, sgancia il serbatoio dello zucchero e ne versa il contenuto dentro un sacchetto, poi rimette tutto accuratamente a posto, richiude, posa la chiave in ufficio, spegne la luce e se ne va.
Bislakk mi guarda con un sorriso malefico; io intuisco – perché ormai lo conosco da anni – il flusso dei suoi pensieri.
Al momento della pausa caffè, facciamo una bella registrazione audio del solito coretto; dopo, Capo ci guarda con un punto interrogativo stampato in faccia. Noi annuiamo, e gli facciamo segno: dopo. Torniamo nella nostra tana. Bislakk, più bravo di me coi montaggi video, estrapola il pezzettino con quelle belle riprese, ci monta sopra il nostro audio, poi lo pubblica sul sito della intranet aziendale; io mi occupo di mandare la mail bastarda ai colleghi, mettendoli uno per uno in CCR, invitandoli a cliccare sul link fornito per uno spettacolino divertente. (N.d.E.B.: bastardissimi! :D )
Le reazioni non si fanno attendere. Poco prima di pranzo, Caffettaro è venuto a cambiare la serratura della macchinetta, dicendoci “Ecco dov’era finita quella chiave che dicevate di aver perso.”; intanto, US è stata vista rispondere a una telefonata, posare la cornetta con aria spiritata e recarsi strascicando i piedi nella Tana del Drago Sputafuoco, cioè l’ufficio di Capo. Caffettaro affida la chiave di riserva, stavolta, a noi informatici, che giuriamo di custodirla gelosamente, e se ne va dicendo a Contabile e Contabilessa, i due dell’ufficio contabilità, che per stavolta non avrebbe emesso fattura per quel lavoretto supplementare.
Inutile dire che US si è trovata a firmare una lettera in cui dà volontariamente gli 8 giorni.
Qualche collega ha proposto di sparare il video “La macchinetta del caffè” sul tubazzo, affermando che sarebbe diventato un campione di visualizzazioni. Va da sé che abbiamo declinato; US s’è già data abbastanza la zappa sui piedi, senza aggiungere la beffa al danno; anche con le opportune mascherature lei sarebbe troppo identificabile da chi la conosce. Naaaa: troppa bastardaggine!
Ci resta la domanda: col poco che costa lo zucchero, come cazzo si fa a essere così morti di fame da doverlo sgraffignare da una macchinetta del caffè?
La webcam è rimasta in posizione; chissà, magari potrebbe capitare di riprendere qualche siparietto alla Camera Café.

venerdì 10 aprile 2020

Truffe della pestilenza

Ancora una volta, un post collaterale che non parla della pestilenza in sé.
Ci si ritrova sempre a fare i conti con la peggiore fetta di umanità, anche quando proprio non se ne sentirebbe la mancanza: sciacalli che giocano sulla salute della gente per farci i loro porci comodi e per scremarne un profitto illecito. Cioè:

  • Le tanto ventilate “app anti-contagio”: Oltre a non servire a una beata minchia, oltre a essere dannose perché darebbero adito ai vari webeti autonominatisi sceriffi di scatenare cacce all’untore, nel caso migliore sarebbero piene di bacherozzi vari; nel caso peggiore, sarebbero state messe insieme da qualche sciacallo che le userebbe per speculare sulla paura della gente strafogando agli sprovveduti il dumbphone1 di malware, sgraffignando loro i dati personali e magari aprendosi una porta sul retro per combinarne di cotte e di crude con l’apparecchio. Siccome nessuno può obbligarmi a ficcarmi un’app di quella roba viscida marroncina sul mio babbeofono, spiacente, non s’ha da fare.
  • Mail con allegati che chiedono sblocchi o azioni del genere: E sembrano venire da enti accreditati come l’Organizzazione Mondiale della Sanità; ma sono delle trappole e vanno cestinate in tempo zero. L’OMS e altri enti non mandano comunicazioni via mail; al massimo possono inviare una PEC a un utente specifico, ma niente roba generalizzata nella normale posta elettronica.
  • Concorsi con premi favolosi, regali, ricchi premi & cotillon: Già proliferano di loro sotto le feste; sotto questa Pasqua così particolare sembra abbiano avuto un incremento esponenziale. Nessuno regala niente; i veri concorsi possono mettere in palio un numero limitato di premi e sono debitamente registrati presso l’Agenzia delle Entrate. Cliccando sui link presenti in questi messaggi si finisce su siti che ti chiedono i tuoi dati personali, e poi bubù, il conto in banca non c’è più. Via, nel cestino senza indugio.
  • Finte circolari con provvedimenti fuori logica e sanzioni inverosimili: E guarda caso circolano soltanto sui “soliti” canali: Uozzappo, le socialfogne… Che siano burle di pessimo gusto o tentativi di capitalizzare sul panico della gente, vanno bellamente ignorate e non inoltrate a catena di San Pisquano a tutti i propri contatti, che tra l’altro magari ne hanno già ricevute a gogò da altri webeti nella loro lista di contatti.

In poche parole, l’umanità è sempre la stessa, e non cambierà a seguito di questa pestilenza; quando sarà finita, questi sciacalli s’inventeranno altre vie per approfittare della dabbenaggine condita di paura di tante persone.


  1. No, quegli aggeggi non sono smart, proprio per niente. ↩︎

mercoledì 8 aprile 2020

Uozzappo e le catene di San Pisquano

Definizioni:

  1. Uozzappo: il coso di messaggeria con l’iconina verde, che chiamo così da quand’è nato
  2. Le catene di San Pisquano: no, l’altro santo normalmente citato in questo tipo di catene, quale sia dei due, non merita di finire associato a queste boiate

Forse qualcuno dei gestori di Uozzappo comincia a essersi strapentito di aver svenduto per una balla di fumo il servizio di messaggeria al coso blu delle facce di minchia – quanto meno forse si sono strapentiti di aver permesso che la marea montante di webeti lo trasformasse in una succursale del medesimo coso blu, la socialfogna madre di tutte le socialfogne.
Ma ci voleva una pestilenza per far capire loro che i contenuti troppo virali1 sono un danno irrimediabile?
Si direbbe che alla fin fine abbiano deciso di limitare le condivisioni di contenuti classificati virali, segnalati da Uozzappo con una doppia freccia perché sono già stati condivisi troppe volte, a una sola. Si sono resi conto che la precedente limitazione a 5 condivisioni era solo un palliativo; non rallentava la diffusione di falsità. E questo funzionerà o sarà anche questo un palliativo?
Be’, se le possibilità di condividere una vaccata si riducono a UNA allora la sua viralità ne subirà un duro colpo. Si farà molta, ma molta più fatica a diffondere false notizie, trollate e puttanate varie tramite Uozzappo.
Basterà? Tsè, ’sta minchia. Tanto le falsità, le trollate e le puttanate troveranno sempre altri canali ad alta diffusione, inclusi gli organi di stamp stumpa, che ultimamente, presi dalla foga di pubblicare qualunque stronzata un microsecondo prima della concorrenza, prendono tante vacche per i coglioni2.
Sia come sia, questo è un gesto apprezzabile da parte dei gestori di Uozzappo; ma durerà? Oppure quando sarà passata la pestilenza San Pisquano tornerà in marcia suonando le trombe e Uozzappo ritirerà questo bel provvedimento, permettendo di nuovo ai webeti di condividere a mezzo mondo le boiate che ricevono, e senza nemmeno averle lette? Ai posteri l’ardua sentenza.


  1. E il virus della webetitudine è assai più pernicioso del SARS-COV2! ↩︎

  2. Modo di dire usato dai vecchi contadini del nordovest; l’ho sentito in Piemonte e in Lombardia. ↩︎

martedì 7 aprile 2020

Post della pestilenza (ma non SULLA pestilenza)

Io mi chiedo se, anziché dare visibilità a certa gente che proprio non la merita, gli organi d’informaz di disinformazione non farebbero meglio a lasciar perdere. Ne avrebbero da riempire tutti i buchi senza andarsi a impelagare su delle non-notizie il cui unico contributo è farci capire quanto la gente è scema.
E vabbe’, ormai il danno, riguardo alla visibilità indebita, è già stato fatto da troppe testate che si sono rimpallate questa notiziona in lungo, in largo, in alto e in qualunque altra dimensione coinvolta.
Sembrerebbe che in India due genidioti1 in cerca di notorietà a tutti i costi abbiano pensato bene di chiamare due gemellini neonati Corona e Covid.
Questo poi sarebbe ancora il meno; se tutto il resto del mondo non se li fosse filati di striscio, la cosa sarebbe morta lì, e quei due magari sarebbero stati perculati a manetta – nel caso migliore – dai loro amici per aver appioppato ai loro figli nomi di merda che li segneranno a vita. Il problema è, appunto, che la notorietà le testate di disinformazione gliel’hanno data. Non sono solo loro due a essere scemi: è tutta la gente che s’aggrappa a questo genere d’immondizia camuffata da notizia.
Per il SARS-COV22 troveranno un vaccino; per lo Scemovirus invece non ci sarà mai vaccino o cura in grado di debellarlo.


  1. Genidioti: genitori idioti ↩︎

  2. Altra critica agli organi di disinformazione: non è il coronavirus, è solo uno dei tanti – migliaia? Milioni? – di virus appartenenti a quella famiglia. Questo particolare coronavirus si chiama SARS-COV2, e la malattia è stata denominata con un impersonale Covid-19 che, in mancanza di termini più diretti ed efficaci, andrebbe utilizzato per descriverla. Aaaargh, non volevo parlare DELLA pestilenza, ma alla fin fine questa non sono proprio riuscito a tenermela. ↩︎

lunedì 6 aprile 2020

Post di avvio

Che cazzo fai quando tutto il mondo è in quarantena? Apri un blog!
Be’, magari l’avrei aperto comunque, già. E cosa posso inziccare in questo primo post? Una serie di domande che mi sono posto, o che mi hanno posto, con relative risposte.

D: Ma di cosa tratta questo blog?
R: Di tutto di più. Leopardi chiamò “Zibaldone” una raccolta di scritti di genere eterogeneo, più di quattromila pagine di tutto ciò che gli veniva in mente; al pari, qui in questo blog finirà qualunque cosa mi venga in mente di sbatterci, incluse pesanti, brutali e offensive critiche a qualunque cosa mi vada di massacrare. Chissà? Leopardi nel terzo millennio magari avrebbe aperto un blog. In più, se riuscirò a convincerlo, ospiterò qui anche post di un mio amico blogger che è rimasto appiedato1 – ma al momento s’è bellamente scassato la minchia, e quindi non ha tanta voglia di scrivere.

D: Hai deciso di non autocensurarti o è solo una mia impressione?
R: Buona la prima. Come può scrivere uno che si firma Er Bestiassa? Come gli pare e piace, no? Fanculo a tutte le censure; di qualunque cosa mi va di parlare parlo, e qualunque termine – anche volgare – che mi passa per la testa lo utilizzo. A qualcuno non va? La mia risposta è: censura tua sorella.

D: Seguirai cadenze fisse per la pubblicazione?
R: Decisamente poco probabile. Pubblicherò quando avrò qualcosa da dire, e se questo vorrà dire ventordici post in un giorno e poi più niente per due settimane, così sia. Ahò, mica è un quotidiano o un periodico, questo! È solo un blog misero e peregrino.

D: Hai detto che questo blog è nato durante la quarantena. Cosa ne pensi di tutto ciò?
Probabilmente dedicherò un post alla pestilenza quando l’emergenza sarà passata, se mai mi ricorderò2 di farlo.

D: Parlerai di politica? Sei politicamente schierato?
R: Potrebbe capitarmi di scrivere qualche post relativo alla politica; comunque, non mi definirei politicamente schierato. Vabbe’, detesto qualunque forma di fascismo o nazismo, e sono alquanto incazzato – nonché preoccupato – nei riguardi delle derive autoritarie che certi stati (qualcuno ha detto Ungheria?) stanno prendendo utilizzando proprio quest’emergenza sanitaria come pretesto; sono pure contento che chi poteva cascare in questo tipo di derive qui da noi sia stato bellamente esautorato in tempi non sospetti per ridursi a scavarsi sempre di più la fossa da solo; se tutto ciò mi piazza da qualche parte nello schieramento politico, bene, così sia. Io non sono in grado di piazzarmi da solo – e ho il sospetto che chiunque si senta politicamente schierato finirà per classificare me tra gli “altri”, il proprio Grande Nemico di turno.

D: Cerchi fama e notorietà tramite un blog?
R: Ma neanche se mi trasformi la Luna in una forma di parmigiano reggiano. Se cercassi fama e notorietà non avrei aperto un blog: avrei cercato di fiondarmi in televisione, a fare il conduttore di programmi del culo; oppure mi sarei youtubizzato come influencer – che non è il termine moderno per untore, eh – a bombare centinaia di migliaia di visualizzazioni per dei video da pattumiera. Qualcuno ha ottenuto fama e notorietà con un blog; io non aspiro a così tanto. Se qualcuno si filerà di striscio il mio blog, bene; se no, amen. Di sicuro non aspiro a totalizzare centinaia di commenti per ogni mio post; è probabile che non saprei nemmeno come gestirli tutti.

D: Commenti, appunto: sei d’accordo con la filosofia di certi blogger da “Io pubblico un commento da te, però poi tu vieni a pubblicarne uno sul mio”?
R: Ma neanche se mi fai ben stagionare la Luna di formaggio della domanda precedente. Qui si commenta se si ha qualcosa da dire nello specifico sull’argomento del post, e io mi riserverò di fare altrettanto su qualunque altro blog; non esiste il baratto di commenti qui, e non esiste nemmeno che qualcuno tenti di pubblicare qui un commento con una smaccatissima pubblicità al suo blog. Questo tipo di commenti finirà in tempo zero nel cestino dello spam. Un blogger che vive di baratto di commenti o scambio di blog, be’, non è un blogger.

D: Che bella forma pulita hanno i tuoi post; non dirmi che sei riuscito a ottenere una roba del genere con l’editor di Blogger.
R: L’editor di Blogger è una ciofeca, in effetti. Ho scoperto che un editor Markdown online, StackEdit, è in grado di pubblicare su tante piattaforme. Certo, bisogna farci la mano col Markdown, ma poi i risultati si vedono.


  1. Sì, lo devo dire: sembra che Blogger abbia deciso di inserirlo nella lista delle personæ non gratæ. Si è trovato sbattuto fuori dal suo stesso blog; sì, perfino a lui, che ne è amministratore, il blog rispondeva con un “Questo blog è aperto solo ai lettori invitati”; e poi dopo un po’ non è più nemmeno riuscito ad accedere al suo account. Ha tentato innumerevoli procedure di ricupero e perfino di contattare qualcuno, ma sembra che facciano orecchie da mercante. E io mi apro un blog su Blogger? Devo davvero essere nato ottimista! ↩︎

  2. Ma come si chiama già quel testa di würstel di un tedesco? (Coretto: ALZHEIMER!) ↩︎