sabato 11 aprile 2020

La macchinetta del caffè

Storiella inviatami da un mio amico che si firma Ben11, che lavora in una piccola azienda – al momento in quarantena come tutto il resto del settore produttivo non alimentare – e che ha trovato il tempo di inviarmi materiale per scriverci qualche post, tutta roba pre-pestilenza. Qui, su sua esplicita richiesta, gli correggo qualche strafalcione, tipo accenti e apostrofi messi ad mentula canis, modi e tempi verbali approssimativi e altre boiatine linguistiche del genere, e do una formattazione adeguata (come si fa con il Markdown) ai suoi testi.

Personaggi:

  • Ben11: voce narrante, tecnico informatico – anche se in questa storiella l’informatica riveste un’importanza marginale
  • Bislakk: fedele vice di Ben11, testa matta anche se in gamba
  • Capo: il capo
  • UtOntaScema: fa parte del settore amministrativo, e poi si vedrà bene perché è scema
  • Altri che compariranno man mano, ma sono più secondari e non vengono citati qui

N.d.E.B.: da qui in poi è da intendersi “io”=Ben11; ora, appunto, la voce narrante è la sua.

Salve a tutti! Io sono Ben11, tecnico informatico di una piccola azienda sperduta tra i monti. Ho un po’ di storielle in canna; sono grato all’amico Er Bestiassa per avermi concesso spazi sul suo neonato blog per pubblicarle, e soprattutto per essersi preso la briga di correggere i miei svarioni in italiaCano; ahò, ci avevo il 4 fisso a scuola, e dopo ho imparato da auto di latta. (N.d.E.B: sic! Ovviamente lo intende in senso ironico.)
Cominciamo con questa, che è una di quelle che mi spingono a pormi seri dubbi su quanto noi scimmioni spelacchiati, logorroici e casinisti possiamo definirci senzienti.
Doverosa premessa: ho scritto tutto ciò ben prima che scoppiasse questo casino della COVID19; i tempi sono relativi ad allora.
Protagonista involontaria: la nostra macchinetta del caffè. È a noleggio; è di quelle formato armadione col classico funzionamento “caccia il grano, scegli la bevanda e aspetta che te la prepari”. Il fornitore arriva a rimpinzarla di norma il venerdì, anche se alle volte ci capita di esaurire qualcosa in mezzo alla settimana e allora viene anche quelle volte – che culo, la sua sede è proprio qui in questo paesotto inculato, e quindi interviene dieci minuti dopo averlo chiamato. Appunto, venerdì scorso ha fatto il pieno alla macchinetta, zucchero incluso.
Lunedì, pausa caffè. Bislakk, il mio vice, è già in polposìscion e sta smanazzando per prendersi il suo solito cappuccino molto zuccherato; si ferma di botto, e comincia a intonare una parafrasi di una vecchia canzone da naja – è troppo giovane per averla fatta, la naja, quindi deve avergliela cantata suo padre. “La macchinetta del caffè…”
Intuendo dove vuole andare a parare, mi unisco, e ad alta voce proseguiamo sotto lo sguardo perplutoesso dei colleghi, compreso Capo: “… è senza zucchero / è senza zucchero / La macchinetta del caffè / è senza zucchero / chissà perché.” Poi guardo il display, e constato che segnala zucchero esaurito. Per fortuna abbiamo la scorta strateggggica di bustine…
Capo: Cazzo, ma Caffettaro non si è mai dimenticato lo zucchero, prima.
Io: Ci aveva altro per la testa venerdì.
Capo (rivolto a UtOntaScema): Chiama Caffettaro e dagli un raus: digli di venire a mettere lo zucchero nella sua macchinetta.
US, come colta in fallo a combinarne una delle sue – più probabilmente stava soltanto minchioneggiando su facciabuco – sussulta, poi annuisce e prende il telefono.
Caffettaro arriva poco dopo; non manda mai i suoi scagnozz dipendenti a fare rifornimento a noi, ma viene sempre di persona personalmente; no, non si chiama Catarella… Osserva perplitoesso la macchinetta.
Caffettaro: Eppure sono certo al centodieci per cento di aver messo pure lo zucchero venerdì.
Capo: Se il sensore non è ciucco, vuol proprio dire che te lo sei dimenticato.
L’altro la prende per buona, apre la macchinetta con la sua chiave, constata che il serbatoio dello zucchero è davvero vuoto, ci versa dentro un pacco da un chilo, richiude, saluta e se ne va. Per il resto della giornata, durante le altre pause caffè, la macchinetta ci fornisce le bevande debitamente zuccherate, e hai voglia a far fuori un chilo di zucchero pure coi cappuccini Diabete Saltami Addosso di Bislakk.
Avanti veloce fino a martedì, pausa caffè mattutina. Ancora una volta Bislakk arriva per primo, mi guarda, tutti e due guardiamo altri colleghi, e stavolta assieme a loro e a Capo intoniamo “La macchinetta del caffè…”; lì c’è anche MagazziniereFactotum, che ci guarda perplimutoesso; la spiegazione gli arriva da Capo, che finito il coretto si mette a tirare giù tutto il calendario, ma quello di Frate Indovino con cinque o sei santi per ogni giorno.
Capo: ’Sta ciofeca di macchinetta ci ha un buco da qualche parte! US, chiama Caffettaro e chiedigli di venire a fare una verifica.
US, ancora una volta con la sua espressione colpevole – ah, facciabuco, facciabuco! – prende il telefono e fa la chiamata.
Caffettaro arriva con la borsa degli attrezzi, apre la macchinetta, ci smanazza dentro, smonta il serbatoio dello zucchero, lo controlla assieme ai condotti, rimette tutto a posto, fa di nuovo rifornimento con un altro pacco da un chilo e ci guarda con la confusione stampata in volto.
Caffettaro: Qui non c’è niente che non va; non ho trovato nemmeno zucchero spatarrato in giro per la macchina.
Capo: Ma allora che minchia bollita c’è lì dentro, un fantasma ipoglicemico?
Caffettaro: ’Zo ne so, io. È la seconda volta che mi vedete mettere lo zucchero, quindi almeno sono sicuro di non essermelo dimenticato ben tre volte di seguito.
E se ne va grattandosi la testa.
Capo (rivolto a me e a Bislakk, sottovoce): Qui mi sa che i fantasmi sono fuori dalla macchinetta. Ci avete ancora quella bebbecamme, vero?
Doverosa precisazione: Capo è un tecnozero e se ne rende conto, per non dire che pure se ne vanta – almeno sa quando dobbiamo intervenire noi, se non altro.
Io non mi ricordo se abbiamo ancora quella webcam ricuperata da un ex PC per videoconferenze; Bislakk sì e annuisce con un ghigno satanico.
Poco dopo, via tutti dai coglioni e la porta dell’ufficio di US chiusa – sapete, ci tiene alla sua privacy quando sta raccontando la rava e la fava delle sue giornate alle sue amiche in diretta video su facciabuco ;-) – abbiamo piazzato la webcam in posizione taticccca, puntata dritta sulla macchinetta del caffè ma non visibile se non si sa dov’è, e lo sappiamo solo io e Bislakk. Lui poi l’attacca a un server USB su ethernet già impegnato con un vecchio disco esterno usato come storage di rete di emergenza, e tra tutti e due accrocchiamo un sistema artigianale di videosorveglianza con tanto di registrazione delle riprese; facciamo partire tutto, Bislakk si fa riprendere a fare le linguacce alla webcam, poi lo lasciamo lì a fare il suo porco lavoro.
Avanti veloce a mercoledì mattina sul presto. Posizionati sul PC dedicato alla registrazione della webcam, andiamo a sfrucugliare nel videone del giorno prima; saltiamo tutte le pause caffè che abbiamo fatto fino alla chiusura, poi andiamo ancora avanti per un po’ dopo che tutti se ne sono andati a casa – e tipo verso le 18:00 le luci si accendono e un movimento si manifesta nella ripresa. È US, che trulla trulla entra un attimo nel suo ufficio, ne esce con una chiave in mano, apre la macchinetta, sgancia il serbatoio dello zucchero e ne versa il contenuto dentro un sacchetto, poi rimette tutto accuratamente a posto, richiude, posa la chiave in ufficio, spegne la luce e se ne va.
Bislakk mi guarda con un sorriso malefico; io intuisco – perché ormai lo conosco da anni – il flusso dei suoi pensieri.
Al momento della pausa caffè, facciamo una bella registrazione audio del solito coretto; dopo, Capo ci guarda con un punto interrogativo stampato in faccia. Noi annuiamo, e gli facciamo segno: dopo. Torniamo nella nostra tana. Bislakk, più bravo di me coi montaggi video, estrapola il pezzettino con quelle belle riprese, ci monta sopra il nostro audio, poi lo pubblica sul sito della intranet aziendale; io mi occupo di mandare la mail bastarda ai colleghi, mettendoli uno per uno in CCR, invitandoli a cliccare sul link fornito per uno spettacolino divertente. (N.d.E.B.: bastardissimi! :D )
Le reazioni non si fanno attendere. Poco prima di pranzo, Caffettaro è venuto a cambiare la serratura della macchinetta, dicendoci “Ecco dov’era finita quella chiave che dicevate di aver perso.”; intanto, US è stata vista rispondere a una telefonata, posare la cornetta con aria spiritata e recarsi strascicando i piedi nella Tana del Drago Sputafuoco, cioè l’ufficio di Capo. Caffettaro affida la chiave di riserva, stavolta, a noi informatici, che giuriamo di custodirla gelosamente, e se ne va dicendo a Contabile e Contabilessa, i due dell’ufficio contabilità, che per stavolta non avrebbe emesso fattura per quel lavoretto supplementare.
Inutile dire che US si è trovata a firmare una lettera in cui dà volontariamente gli 8 giorni.
Qualche collega ha proposto di sparare il video “La macchinetta del caffè” sul tubazzo, affermando che sarebbe diventato un campione di visualizzazioni. Va da sé che abbiamo declinato; US s’è già data abbastanza la zappa sui piedi, senza aggiungere la beffa al danno; anche con le opportune mascherature lei sarebbe troppo identificabile da chi la conosce. Naaaa: troppa bastardaggine!
Ci resta la domanda: col poco che costa lo zucchero, come cazzo si fa a essere così morti di fame da doverlo sgraffignare da una macchinetta del caffè?
La webcam è rimasta in posizione; chissà, magari potrebbe capitare di riprendere qualche siparietto alla Camera Café.

2 commenti:

Franco Battaglia ha detto...

Allo "zucchero spatarrato" ho avuto le convulsioni..

Er Bestiassa ha detto...

@Franco
Sto sempre sperando che Ben11 si faccia vivo con altre storielle divertenti...