venerdì 17 aprile 2020

UtOntaggini varie

Raccolta di minchiate commesse dall’utOnto di turno, messa insieme da Ben11, che come nell’altro post da qui in poi è la voce narrante, pur coi miei interventi di redazione.

Questa è recente, proprio di questo periodo di quarantena forzata. AltraUtOntaScema è stata assunta per sostituire quella famosa della macchinetta del caffè [linkamelo tu, E. B.] (N.d.E.B.: Fatto; basta chiedere, no?) appena prima dello stato d’emergenza, e fin dal primo momento mi ha spinto a chiedere a Capo cosa si fosse fumato quando le ha fatto il colloquio. (N.d.E.B.: Mai chiedere perché la cuGGina del gran capoccia viene assunta…) Mi sa che raccoglierò taaaaaaante storielle su di lei… Ma comunque, un mese che era qui e poi, visto che fa parte del nostro microscopico settore amministrativo, Capo le ha appioppato lavoro a casa quando è stato dichiarato lo stato d’emergenza – e anche a me e a Bislakk, che dobbiamo fornire assistenza a lei e ad altri, incluso Capo medesimo, al quale intendo scroccare l’autorizzazione a pubblicare le sue utOntaggini più divertenti.
Tornando a noi: ultimo giorno di lavoro qui, ho preso il portatilozzo del figlio di AUS che lei ha requisito per questa storia (N.d.E.B.: Ma perché devono sempre sgraffignare il computer ai figli adolescenti? Queste utOntesse non le capirò mai.) e gli ho inziccato dentro un bel TeamViewer per un eventuale assistenza da remoto e il client per la VPN che abbiamo messo su per quest’emergenza. Prove su prove, falle vedere la rava e la fava, falle provare tutta la sequenza a ciclo non proprio infinito ma quasi, poi mandala via con la ragionevole certezza che abbia capito e non trituri la minchia a me o a Bislakk. E un asino rosa volò sulla Luna e la trasformò in formaggio… Chiamata sul buzingo (N.d.E.B.: ho dovuto chiedergli che roba è un “buzingo”. A quanto pare, è una convenzione interna tra lui e il suo vice per definire un dumbphone – glielo lascio: “buzingo” mi piace troppo.) aziendale proprio il primo giorno di telelavoro. Noooo! È lei!
Dopo una buona mezz’ora di “non va” e “non funziona” da cui non ho cavato un ragno dal buco, mi decido a prendere in mano la faccenda.
Io: Qui non ci capiamo. Lanciami TeamViewer così mi connetto e vediamo cos’hai che non va.
AUS: Tim-COSA?
Io: Quello che ti ho fatto vedere l’altra volta.
AUS: Ah. (Pausa, ma non la sento smanazzare sul computer.) Qui mi dice il mio numero di telefono, il credito che ho, aspetta che lo guardo di nuovo (???) offerta…
Io (perplitoesso): Ma che piffero hai aperto? E dove?
AUS: Ma qui sul telefono, mi hai detto di aprire l’app di TIM…
Io (con pesante sarcasmo): E secondo te io ti chiedo di aprire l’app di TIM sul telefono per farti assistenza sul computer? Mettiti davanti al portatile e fai doppio clic sull’icona di TeamViewer che ti ho fatto vedere l’altra volta.
AUS: (dopo una lunga pausa) Ma io non trovo niente della TIM sul computer.
Io: TIM non c’entra una fava. T-E-A-M-V-I-E-W-E-R. L’altra volta ce l’avevi proprio in mezzo allo schermo, e l’hai lanciato più di una volta; facci doppio clic sopra.
AUS: Ma non puoi cliccarmelo tu da lì? Io non lo trovo.
Tunc, tunc, tunc. Sono le mie palle che sono cadute e adesso stanno rimbalzando sul pavimento.
Io: Se tu non avvii TeamViewer io non posso giustappunto cliccare un tubazzo di niente sul tuo computer. Dai, è facile da trovare: ha una bella icona blu elettrico e bianca.
AUS: (dopo un altro bel momento) Ah, ma è questa. Ma non succede niente.
Io: Ci hai fatto doppio clic sopra?
AUS: Ma qui mi dice di guardare a destra e a sinistra; l’ho fatto ma non succede niente.
Tunc, tunc, tunc. Cazzo, le avevo appena raccolte! Rimango lì perplutoesso per un attimo, poi mi casca l’occhio sul mio TeamViewer, con la sua bella iconina a doppia freccia. (N.d.E.B.: sgurgle! Io mica c’ero arrivato! Dai pure a me il premio dell’utOnto dell’anno!)
Io: Nooo! Quello non è un segnale “guarda a destra e a sinistra”: è solo la sua icona, tipo il suo marchio di fabbrica. Facci doppio clic sopra.
AUS: (sento finalmente un rumore di doppio clic) Oh, adesso mi appare una cassettina con dentro dei numeri.
Io: (“Cassettina”, :D ) Ecco, brava, comincia a darmi quello dove c’è scritto “Il tuo ID”.
To’, me lo dà giusto, e poi pure la password! Alla fine riesco a farle assistenza (“Non va” = “Non mi ricordo più una sega di quello che mi hai detto l’altro giorno”) e a metterla in condizione di lavorare sulle cartelle di rete a cui ha accesso. Un’ora della mia vita sprecata dietro a questa stordita! Ma fanno un test di stupidità per farsi assumere?


Roba più vecchia. Contabile, il nostro contabile, è uno davvero in gamba nel suo lavoro; non gli sfugge nemmeno il proverbiale diciassettesimo decimale; è anche abbastanza bravo a usare il computer, però a volte mi viene da chiedermi se pure lui si fuma qualcosa ogni tanto.
Contabile: Cazzo, ci avevo dei documenti importanti qui nella posta fino a ieri e mi sono spariti. Me li puoi ricuperare?
Io: Che, ti sei cancellato le ultime mail di Capo, forse?
C: Ma no, è che avevo messo qui due comunicazioni importanti di QuelTaleFornitore, e adesso è tutto vuoto. Tanto ci hai il backup, no? Ti prego, ricuperamele.
Io: “Qui” dove?
C: (Mi indica il cestino) Ecco, io le avevo messe qui.
Lo guardo abbastanza a lungo da metterlo fortemente a disagio, poi:
Io: Ecco, bravo, adesso metti quel plico di carte lì dentro il cestino che hai vicino alla cassettiera e domani mi dirai se lo trovi ancora. (Il nostro server di posta interno spazza via quello che trova nei cestini delle varie caselle dopo 48 ore, impostazione di default che non abbiamo mai modificato.)
C (imbarazzatissimo): Ho fatto una vaccata, vero? Ma ho proprio bisogno di avere quelle due mail; ti prego, ti supplico, ricuperamele.
Io: E il conto dei caffè che mi devi sale, sale, sale…


L’utOntaggine non è prerogativa esclusiva nostra, eh. Chiamata delirante ricevuta sul butringo (N.d.E.B.: questo è il telefono fisso.) dell’ufficio; numero che non è nella rubrica. Mah. Tanto per farmi del male da solo, rispondo.
CretidiotaDiTurno: Mi passi Mario (nome a caso – e poi, “buongiorno” e “per favore”, questi sconosciuti).
Io: Qui non abbiamo nessun Mario. Forse ha sbagliato numero.
CDT: Macché sbagliato numero. Mi passi Mario, subito.
Io: Intanto veda di moderare il tono, eh: qui non siamo allo stadio. E poi le ripeto: in questa ditta non lavora nessuno che si chiama Mario; siamo quattro gatti spelacchiati e ci conosciamo tutti quanti. La possibilità che lei abbia sbagliato numero è assai concreta.
CDT: (grugnito nel naso) E va bene, mi metta in comunicazione col NumeroEsternoCheNonRiporto.
Io: Manco più i gestori telefonici funzionano in quella maniera stile anni ’30. E noi non siamo un gestore telefonico. Le conviene rifare il numero, senza sbagliarlo stavolta.
CDT: (in tono polemico-incazzoso) Ma come, con la tennologia (sic!) moderna che può fare tutto lei mi dice che non può passarmi un altro numero!
Io: Punto primo: noi non siamo un gestore telefonico, e anche se lo fossimo non forniremmo comunque il servizio di centralino, che non esiste più da mo’. Punto secondo, la nostra centralina telefonica interna non è stata impostata per trasferire chiamate su numeri esterni diversi dai nostri cellulari aziendali. (Naso da Pinocchio…) Ripeto: forse sprecherebbe meno tempo a posare e a fare lei il numero giusto.
Spataskrash! Cornetta violentemente posata dall’altra parte, con tanto di scossa sismica almeno di 4° grado trasmessa attraverso i cavi.
Siccome quel tipo parlava a voce abbastanza alta da trasformare praticamente la cornetta del mio butringo in un vivavoce, Bislakk ha sentito tutto, e mi intona la canzoncina: “Ma cosa c’è di volgare oltre all’essere scemo / digli che è scemo, scemo tu / digli che è SCEEEEEMO”.

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