lunedì 30 agosto 2021

Grosse auto e piccoli cervelli

Non smetterò mai di chiedermi perché tanti – troppi – vanno a comprarsi auto ben al di fuori delle loro limitatissime capacità di guida; e non sto parlando di neopatentati che devono ancora passare sulla strada i canonici 6 mesi prima di aver davvero imparato a guidare: sto parlando di gente che ha la patente da anni a paccate da dieci se non da venti o più e te li ritrovi a passo di vecchietto zoppo e artritico nelle rotonde – per fare un classicissimo esempio – perché non sanno da che parte girare il volante per: a) entrare nella rotonda; b) seguire la rotonda fino all’uscita desiderata; e c) uscire dalla rotonda. Ma mica solo questo, eh: era solo un esempio. E si comprano “il macchinone”. Soprattutto, come moda comanda, si comprano quei barconi inutili, ingombranti, costosi, inquinanti e pericolosissimi denominati SUV. Roba che ci va un portafoglio a fisarmonica per comprarseli, uno quando devi farci manutenzione – cambiate un treno di gomme a un SUV e poi mi direte; un altro portafoglio a fisarmonica serve alla pompa del carburante: ibrido? Fotte un cazzo. Quando attiva il motore a combustione interna, comincia comunque a bere come una superpetroliera. Hanno l’ingombro e gli spazi di manovra di un autobus, se va bene; ma l’abitacolo è quasi più piccolo di quello della mia utilitaria, il bagagliaio – soprattutto su quei SUV ipermoderni che sembrano astronavi uscite da un film di fantascienza – nullo. In più, sono delle mine vaganti: affronta una manovra d’emergenza con un bestione che quando è leggero pesa più di due tonnellate e ha gli spazi di frenata di un tir sovraccarico, e tende a cappottare con facilità irrisoria se pigli una curva troppo brusca; affronta una strada innevata con uno di quei mezzi che “ah, ma tanto io ci ho il 4x4” e alla prima curva sono giù per una riva o stanno limonando con un muro.
Premessa generale per introdurre il caso in questione. L’altro giorno, io lì tranquillo che viaggio su una statale1 e a un incrocio non mi si fionda davanti il coglione di turno con un SUV? Tra l’altro, è un mio buon conoscente, quello che potrei definire amico occasionale. Inchiodatone – con le auto dietro che alla classica maniera italiana viaggiano a trenino e rischiano di chiudersi a fisarmonica sul culo della mia – e clacsonata d’obbligo, e ’sto pirla mi fa segno che veniva da destra; al che gli ho indicato il grosso segnale ottagonale rosso con la scritta bianca STOP a caratteri cubitali che non s’è filato di striscio. Andiamo avanti, dunque. ’Sto caprone prende a tagliare allegramente tutte le curve a sinistra e a prendere quelle a destra alla milanese, buttandosi sulla corsia opposta per farle, rischiando un paio di volte un frontale con qualcuno dall’altra parte, che frena di botto rischiando di farsi inculare; arriva alla prima rotonda, ci si fionda dentro senza guardare – per fortuna non c’era nessuno – e si pianta, per poi farla a una velocità che ancora un po’ andavano più svelti i lampioni; e io dietro che gli pianto clacsonate senza pietà, ignorando i suoi vaffanculo gestuali. Altro tratto di curve impanate, be’, insomma, alla milanese, altra rotonda e ci si fionda dentro facendo inchiodare un poveraccio che era già lì; poi, di nuovo, percorsa a due centimetri all’ora. Io lascio passare doverosamente l’altra auto, mi immetto, ma arrivo a culo al pirlone che ancora non era uscito dalla rotonda! Infine, coincidenza, giriamo sulla stessa strada: dovevamo andare tutti e due nello stesso posto, e si trattava di una strada a senso unico con parcheggi sul lato destro. Ahi ahi, i parcheggi sul lato… ’Sto minchione si ferma per parcheggiare in un buco dove più o meno sarebbe entrato un tir – e non ci va a impiegarci quella miliardata di manovre per poi riuscire a lasciare l’auto storta con mezzo muso sulla strada? E io lì dietro col clacson su cui ormai potevo cuocere le uova! E per fortuna in quel momento su quella strada non stava passando nessun altro! Io gli parcheggio dietro con una manovra da manuale, poi scendo, e lui, a sua volta sceso dalla sua auto, mi s’avvicina incazzato, gridando “Ma che cazzo vuoi da me? Ma perché mi devi rompere i coglioni?”, roba del genere a disco rotto.
Lo guardo con un ghigno sardonico, e gli rispondo con un tono che ho imparato a usare quando sbarella di brutto, il tono da “Mo’ parlo io e tu muto come un pesce”.
“Sai qual è la radice del problema? Per te e per tanti altri, sai: tranquillo, non soffrirai di solitudine.” Lo blocco prima che intervenga, lanciandogli un’occhiataccia, e proseguo: “Vi dovete comprare tutti quanti l’astronave. Già, perché bisogna a tutti i costi avere il macchinone per fare i blagueur2 con gli amici. Magari pure ostentando una ricchezza alquanto fasulla, perché sono quasi sicuro che tu abbia preso ’sto cesso con un finanziamento che finiranno di pagare i tuoi pronipoti.” Colpito e affondato! Sguardo basso imbarazzato da parte sua. Io spietatamente proseguo: “E poi se è pure un cazzo di SUV della minchia, come il tuo, ci si può permettere di fare i bulli sulla strada, fottendosene di stop, precedenze e semafori rossi, tanto frenano gli altri; strabattendosene delle striscie pedonali, tanto si fermano quegli sfigati che vanno a piedi; strainculandosene dei sensi unici, tanto tornano indietro gli altri; sfruttando allegramente quattro stalli di sosta per parcheggiare, tanto chi se ne fotte se altri che avrebbero voluto utilizzare qualcuno di quei tre stalli aggiuntivi devono poi andare a cercare parcheggio altrove. Ma il fatto è, e questo tuo parcheggio qui ne è la piena dimostrazione, che non sapete guidare neanche una Panda.”
“Ma… ma…” comincia a balbettare; poi tenta di riguadagnare la faccia. “Ehi, fai in fretta a parlare tu con la tua minchietta giocattolo; ma qui la strada è stretta, ti voglio vedere, con tutta la tua banfa, a parcheggiare meglio di così.”
Gli ho indicato con un sogghigno tre o quattro furgoni – furgoni! – parcheggiati a regola d’arte, poi ho semplicemente teso la mano chiedendogli senza parole le chiavi. Lui accetta la sfida e mi dà le chiavi. Salgo sul suo barcone, lo avvio, esco dal parcheggio e gli faccio una manovra da manuale, piazzandoglielo a un millimetro dal marciapiede e perfettamente allineato. Con un altro sogghigno scendo, chiudo l’auto e gli riconsegno le chiavi.
La sua espressione è stata impagabile. Se n’è poi andato a testa bassa senza aggiungere altro. Ma dubito di averlo spinto a riflettere approfonditamente sulla faccenda; penso che le prossime volte si sarà bell’e dimenticato di questa figura di merda stradale.


  1. Doveroso ricordare che le strade statali in Italia hanno la precedenza su qualunque altra strada che non sia una statale; gli incroci tra statali sono sempre regolati con semafori, rotonde o sistemi di svincoli – ma devo ancora vedere su qualunque strada un singolo incrocio privo di segnaletica dove alla fine vale la famigerata regola della precedenza a destra! E la mia patente di decenni ne ha ormai parecchi. ↩︎

  2. Forse solo i piemontesi riconosceranno questo termine; comunque, è perfettamente comprensibile dal contesto. ↩︎

2 commenti:

Claudia Turchiarulo ha detto...

Non ho mai imparato a guidare un'auto col cambio manuale, perché appena patentata comprai la mia prima Smart. So che per molti è una macchina ridicola, ma io la adoro. Parcheggio ovunque rispettando l'ordine delle altre automobili, e non di certo in verticale come fanno i maleducati.
Quando ne ho avuto la possibilità, ho venduto il vecchio modello che avevo acquistato usato e ne ho comprato l'ultimo nuovo, pagandolo però in contanti. Non capirò mai quelli che si indebitano a vita per una "stupida macchina".
Ah, con me avresti il problema contrario rispetto al tuo conoscente. Faccio fatica a star entro i limiti. Mio marito ironizza dicendo che sono una pilota mancata. 😅

Er Bestiassa ha detto...

@Claudia
Ho guidato di tutto nella mia vita, anche tante auto non mie, perfino le merde di SUV le volte che ho dovuto portare a casa i loro proprietari dopo qualche festeggiamento un po' troppo intenso. E pure io non sto mica tanto nei limiti, pur con la mia piccola utilitaria. Ma il pirlone di cui ho parlato va ai due all'ora dove il percorso è un po', come dire, "tecnico", tipo quando bisogna affrontare una rotonda; in rettilineo va - perché son tutti buoni a tirare sui tratti veloci! Altrimenti col brumf-del-drumf che gli sarei rimasto dietro nei tratti dritti. Se non altro, questo mi ha dato la possibilità di scrivere l'epilogo della mia storiella, dove ho constatato la sua assoluta incapacità di parcheggiare – e poi 'sto tipo è il primo ad appiccicare il classico cliché alle donne! Mi sa che tutte le volte che lo farà in pubblico lo sputtanerò senza il minimo scrupolo...