martedì 5 ottobre 2021

Prove di apocalisse (per i webeti)

Ieri per circa sei ore sono andate giù le socialfogne.
Hrumpf: io manco me n’ero accorto, visto che di tutto l’ambaradan ho solo Uozzappo e lo uso sporadicamente; però ieri ho visto un mucchio di facce sperse. Facce di persone che manco sanno distinguere Internet dai suoi contenuti, e che hanno strepitato che “Internet è giù”; ma a essere andate giù sono solo le socialfogne, e solo quelle sotto il diretto controllo della Madre di Tutte le Socialfogne, lo Zuckabuco.
Breve accenno di tecnicume, assolutamente prescindibile: parrebbe che i server dello Zuckabuco, che ovviamente controllano tutto quello che questa socialfogna ha divorato negli ultimi anni, abbiano perso per un po’, a seguito di un aggiornamento fallato1, la capacità di risolvere i DNS: come se un postino per un po’ avesse visto svanire ogni targa, numero civico e altre indicazioni nella sua zona di lavoro. Anzi, peggio, perché magari il postino conosce la zona a memoria e non ha bisogno di indicazioni; i sistemi informatici invece non hanno questa capacità.
Comunque: panico, panico. Internet è giù, ma come facciamo, ma non si può. Poi becco il webete di turno che mi guarda e mi chiede: “Ma tu come fai a essere così tranquillo? Internet non funziona più!” Al che io gli faccio vedere che navigo tranquillamente, che vado sui siti dove accedo di solito, che riesco a cercare quello che voglio su San Google, che non ho il benché minimo problema esistenziale, e quindi Internet funziona perfettamente. E lui: “No, non funziona niente! Non riesco ad andare sullo Zuckabuco! Non riesco a usare Uozzappo!” e bla bla bla. La mia risposta: “Internet non è lo Zuckabuco. Lo Zuckabuco è solo un semplice contenuto di Internet. Siccome io non ho profili sullo Zuckabuco né su nessun’altra socialfogna, per me Internet funziona come ha sempre funzionato.” Cioè, per lo più di merda, ma ha sempre funzionato così, e non gliel’ho specificato. Tanto, questo era già partito per la tangente e ha proseguito: “Ma adesso come si fa?” Io gli ho detto di aver pazienza, specificando che forse lo Zuckabuco aveva problemi sui suoi server e che prima o poi si sarebbe tutto aggiustato.
Quod erat demonstrandum, dopo circa sei ore è tutto tornato magicamente a posto – che peccato; avevo quasi sperato che le socialfogne andassero finalmente a scatafascio; e vabbe’. La cosa positiva è che il fondatore dello Zuckabuco, il signor Zuck-eccetera, ci ha rimesso dei soldi. Peuh, sei miliardi di dollari statunitensi: il reddito di, mah, ventidue millisecondi per lui; comunque ce li ha rimessi.
Dopo, si sono scatenati i meme su questa faccenda: bufale.net ne ha raccolti alcuni in questo post. Troppo epico vedere come qualche troll è riuscito a far fare a tutto questo webetume rampante una figura di merda del genere, oltre a rigirare il coltello nella piaga della figura escrementizia che si è fatto lo Zuckabuco.


  1. E una volta o l’altra dedicherò un post pieno di tecnicume a questa mania che hanno tutti i produttori di software attuali di vomitare aggiornamenti come se piovesse, senza minimamente testarli, non solo costringendo l’utenza a passare più tempo ad aggiornare la tecnologia che a usarla effettivamente, ma anche a trovarsi improvvisamente in situazioni in cui non funziona più un cazzarola di niente. ↩︎

2 commenti:

Claudia Turchiarulo ha detto...

I meme mi hanno divertita un sacco.
Comunque anche a me avrebbe creato più problemi il down di Google che dei social. Per quanto si possa vivere bene anche senza nessun collegamento internet.
Ma magari facendo una scelta consapevole, e non per imposizione improvvisa... dall'alto. ;)

Er Bestiassa ha detto...

@Claudia
Questo blackout ha coinvolto solo le proprietà di Zuck-coso e va bene così; ma è la dimostrazione che basta mandare a scatafascio UN server importante per avere un impatto sul mondo, e che il mito secondo cui Internet è in grado di sopravvivere pure a una guerra nucleare va sfatato. Poi, sì, c'è gente che – anche per scelta sua – non ha nemmeno il telefono e vive bene lo stesso; ma proprio come dici tu dev'essere una scelta consapevole.