mercoledì 29 settembre 2021

Distruzione di una lingua millenaria

Come fu che Dante, Boccaccio e Petrarca si misero a girare all’impazzata nelle loro tombe provocando terremoti di magnitudo 6 o più in centro Italia.
Stiamo ben ben massacrando la nostra lingua millenaria, più che altro in nome di mode assurde e di sindrome da guerrieri della giustizia sociale; ormai solo più a scuola pretendono che si scriva con un certo criterio, e fuori da lì tanti saluti. Insomma:

  • Tutti i termini in inglesano1 che ultimamente stanno spopolando, spess sempre traducibili in italiano se sono parole che hanno un senso, e se non lo hanno possono tranquillamente essere evitate. Anche il bombardamento mediatico, tra pubblicità allucinate e “giornalismo” da strapazzo, ci sta sommergendo di quei termini. Ma possibile? Ma davvero siamo così italofobi, ultimamente? Ma davvero si ritengono preferibili stronzate in una lingua che forse lo 0,01% della popolazione capisce, e tanti di questi a modo loro, anziché termini in italiano corretto?
  • Termini femminilizzati a forza bruta, orrendi da sentire, che storicamente di genere femminile non sono mai stati e che non sono femminilizzabili: “la sindaca”, “la ministra”, “l’assessora” e altri obbrobri del genere. Bene, passi per “la presidente”, termine invariabile, “la senatrice”, “la deputata”, termini che possono essere trasposti al femminile; ma basta così! Poi, coerenza di questa gente: “dottoressa” è ritenuto offensivo, e bisogna dire “il dottore”. Orco boia!
  • Contemporaneamente, sembra che la particella pronominale “le” per riferirsi a una persona di sesso femminile stia totalmente cadendo in disuso. “Ho chiamato mia sorella per dirgli […]”, “Mia mamma mi ha detto che gli hanno rubato […]”. Gli? A tua sorella / tua mamma? Ma stiamo scherzando? Questo per il mio prof pistino delle superiori era un erroraccio da penna rossa, e la recidiva voleva dire un bel 4 nel tema! Adesso, anche gente che dovrebbe – condizionale d’obbligo – conoscere la lingua italiana, perché magari la usa per lavoro, utilizza gli a prescindere.
  • C’è anche questa battaglia senza senso contro il plurale generico che finisce con la desinenza maschile -i. Così si vede l’obbrobrioso asterisco a fine parola che impazza sul web, e di cui ho parlato nella mia paginetta su italiaCano & C., che non solo sembra un colpo di pistola sparato lì nella pagina, se usato a cazzo di cane come in questa maniera, ma non si sa neppure come pronunciare, a meno di non piantare uno scarracchione ogni volta che ci si prova. Ma, ancora peggio, sta prendendo piede la mania di un carattere chiamato “schwa”, che mi immagino sia una contrazione di “schifezza immonda”; devo ancora vedere uno schwa maiuscolo, ma quello minuscolo sembra una e cappottata, e a colpo d’occhio è faticosissimo da distinguere da una a minuscola: mica sempre riesci a capire, anche a seconda della famiglia di caratteri utilizzata, se c’è la gambettina oppure no. E la pronuncia? È fuori dalla portata di buona parte della popolazione italiana, che non sa nemmeno pronunciare la ö e la ü dei tedeschi o i praticamente identici suoni in francese, rappresentati in questo caso, rispettivamente, dalle lettere eu e dalla lettera u senza altre vocali insieme. A questo punto, meglio tenersi una lingua imperfetta così com’è anziché cercare rimedi che sono peggio del male!

Cioè: la lingua italiana che s’impara a scuola esiste ancora fuori dalla didattica? O pian piano sta venendo abolita? Mah. A questo punto tanto vale lasciar perdere l’italiano e metterci a parlare in klingon stretto.


  1. vedere la mia paginetta su italiaCano & C. per la definizione ↩︎

2 commenti:

Franco Battaglia ha detto...

L'italiano ha assunto standard facebookiani ormai. I qual è con l'apostrofo e le coniugazioni avveniristiche, gli attimino e i piuttosto che reiterati. In realtà anche in tv si sproloquia alla grande. Il linguaggio parlato ha sommerso lo scritto di abominevoli orrori. E sarà sempre peggio.

Er Bestiassa ha detto...

@Franco
Il fatto è che l'italiaCano socialfognaro è divenuto ancora peggio del linguaggio parlato; cioè, non arrivano nemmeno più a scrivere come parlano. Però qui stiamo parlando di assalti praticamente ufficializzati al parlato e allo scritto anche fuori dalle socialfogne – e appunto i meRdia ci mettono del loro. La TV anni '60 insegnò alla gente a parlare italiano; la TV da metà degli anni '80 in poi, da quando quella che poi è diventata meRdiaset ha avuto il boom invece sta disintegrando la nostra lingua.