giovedì 9 settembre 2021

UtOntaggini a gogò

Cedo di nuovo la parola a Ben11.

Altro giro altro regalo! Qui i casi di utOntaggine sono all’ordine del giorno; non è che ci sia solo l’occupante di turno dello Sfigoposto1, come l’abbiamo denominato, a utOnteggiare ben bene.
Tra l’altro: forse ’sto giro riusciamo a fargli perdere la qualifica di Sfigoposto… Stavolta Capo mi ha dato retta quando gli ho proposto io una persona per occupare quel posto: è un mio caro amico, lo conosco bene e so che da mo’ ha meritato la qualifica di utente, non di utOnto. Capo se l’è triturato ben bene nel colloquio di assunzione, e adesso l’ha preso in prova. Chissà? Speriamo, soprattutto per il mio amico, che è rimasto appiedato da crisi aziendali post-pandemiaonio.
Comunque, ci sono di quei giorni in cui sembra circolare l’utOntovirus, quello della famosa malattia “coglionid”. Di là in amministrazione in genere se la cavicchiano, ma ogni tanto sembra che facciano a gara per andare a occupare lo Sfigoposto…
Comincia a piombarci in ufficio UtontaAmministrativa1; si rivolge a Bislakk.
UA1: Computer.
B: (con un ghigno malefico) Ascensore.
UA1: (rimane lì interdetta un momento) No, il computer.
B: E vabbe’, il tostapane.
UA1: (pesta il piede per terra) Ma il computer! Io devo lavorare, eh.
B: (col bastardometro fuori scala) La lavasciuga fa tutto da sola; puoi pure leggerti un libro, se vuoi. (Nota: UA1 è una di quelli che si vantano di non aver più sfiorato un libro dalla fine della scuola in poi.)
UA1: (pesta di nuovo il piede per terra) Ma perché non vuoi capirmi? Mi dovete mettere a posto il computer! Più chiaro di così…
B: Perché, ha messo le gambette e s’è spostato? Riacchiappalo e legalo, che vuoi che ti dica.
UA1: (il suo neurone solitario ha avuto l’illuminazione, o quasi) No, è che bisogna metterlo a posto, ecco, insomma, c’è un problema.
B: (leggermente più serio) E non potevi dirlo prima? Che problema ha?
UA1: Eh, la sbidiguda della supercazzora brematurata con scappellamento a destra come se fosse Antani… (No, non ha parlato come il conte Mascetti, ma il risultato per noi è stato lo stesso.)
B, allora, si alza e va a vedere cos’ha UA1, perché altrimenti non si cava un ragno dal buco.
Nel frattempo ci piomba in ufficio UtOntoAmministrativo2.
UA2: Stampante.
Io: Chiarezza portami via. Cosa vuol dire “stampante”? (In amministrazione ne hanno una di rete, di eccellente marca, che di problemi ne ha dati ben pochi.)
UA2: Eh, toner.
Io: D’accordo, abbiamo stabilito che le stampanti e i toner sono roba collegata. E quindi? (So già cosa vuole chiedermi, e non è la prima volta.)
UA2: (scocciato perché non gli ho letto nel pensiero) Eh, ha finito il toner.
Io: E a me che stracazzo me ne frega? Non siamo noi a gestire i materiali di consumo di quella stampante.
UA2: Eh, ma io devo stampare.
Io: Te lo ripeto in modalità bambino deficiente: non-siamo-noi-a-gestire-i-materiali-di-consumo-della-stampante. Rivolgiti a UtontaAmministrativa3: è lei che se ne occupa.
UA2: Oggi non c’è, e io devo stampare, quindi me lo dovete cambiare voi.
Io: E vabbe’, chiederò a Capo se posso derogare alla regola che lui ha stabilito.
Alla menzione di Capo, UA2 abbassa le orecchie e se ne va senza aggiungere altro.
Intanto, torna B rivolgendomi un ghigno da un orecchio all’altro.
Io: Che ci aveva UA1?
B: Non ha ancora finito la laurea quinquennale in Accendologia Applicata, e quindi ci aveva il monitor spento e non sapeva come fare ad accenderlo.
Io: E perché, noi ci abbiamo quella laurea, forse?
B: Laurea? Ma noi ci abbiamo la scienza come il tè: infusa.
Giù risate alle spalle di UA1.
Ma non è mica finita. Si presenta UtOntaAmministrativa4 – anagraficamente sarebbe un utOnto, ma è transgenere e quindi è una lei (questa nota serve a render chiara la situazione di seguito esposta; e una volta o l’altra racconterò della gaffe madornale, che lei ha preso in maniera molto simpatica per fortuna, che ho rischiato di commettere quand’è stata assunta…); è una persona molto simpatica, al di là della sua utOntaggine, in ogni caso.
UA4: Ehm… computer.
Io: Piacere signorina Computer, io sono Ben11 e lui è Bislakk.
UA4: Dai, non prendetemi per il culo come al solito. Avete capito, no?
Io: (Sì, so dove vuole andare a parare, ma è una questione di principio) Alla facoltà di Telepatia siamo entrambi stati stangati al test di ammissione, quindi no, non riusciamo a leggerti nel pensiero. Esplicitalo in parole, per favore.
UA4: (con un sospiro) Volevo sapere quand’è che mi cambiate il computer.
Nota: Quand’è arrivata, hanno tentato di tutto per farla sentire indesiderata. Dapprima hanno cercato di appiopparle il cosiddetto “ufficio” più orrendo che abbiamo: un mezzo sottoscala umido e muffoso da paura, con gravi problemi di ventilazione; oltre tutto lì non arrivano cavi di rete, quindi avremmo dovuto tirarne di volanti. Sgrumpfffff. Lì mi sono incazzato come una iena, ne ho parlato con Capo, lui s’è incazzato come un intero branco di iene di fronte a invasori del loro territorio, e a UA4 è stato dato l’ufficio di una tipa che è andata in pensione. Quanto al computer, gliene avevamo assegnato uno relativamente nuovo, ma UA2 (“stampante toner”) ha pensato bene di autoassegnarlo alla propria persona sbolognando a UA4 il ciofecoide che aveva. Così, noi abbiamo avviato le procedure per l’acquisto di un PC nuovo di pacca – che verrà assegnato a UA4, eh, mica a UA2. Lo aspetto al varco per dirgli “Eh, se ti tenevi il carciofone a quest’ora saresti tu ad avere quello nuovo.”
Io: Capo ha autorizzato la spesa, così abbiamo fatto l’ordine a FornitoreHardwareDiFiducia. Questione di pochi giorni, vedrai.
UA4 se ne va rassicurata.


UtOntaggine d’antan. Bisogna sapere che io sono pressappoco dell’epoca dei dinosauri, e l’informatica, come dire, personale io l’ho vista nascere. I miei mi regalarono un Commodore Vic-20 per il mio undicesimo compleanno, sì, insieme al famigerato Datassette, il registratorino per leggere e scrivere dati su volgari cassette audio (roba da 20 KB all’ora, più o meno). Poco più avanti, uno zio pensò bene di regalarmi un Commodore 64 insieme al drive per “flopponi” da 5 pollici e un quarto, sì, il mattonaccio con la meccanica tutta sul davanti e dietro un trasformatore che pesava come un elefante e scaldava come un termosifone. A quei due computerini feci sputare l’anima… Comunque, qualche anno dopo avevo messo insieme un programmino in Basic per un amico vari anni più vecchio di me, un gestionale molto ma molto semplice, però ben testato e funzionante. Glielo passo su un floppy. Va a casa, lo prova, yuppiii, tutto allegro e felice, e io rimango soddisfatto e inorgoglito per aver svolto un buon lavoro: per un ragazzo adolescente impallinato con l’informatica quelle so’ soddisfazioni!
Solo che il giorno dopo AmicoUtOnto mi chiama a casa, sul butringo dei miei, e quando mio padre mi passa la chiamata:
AU: Ma qui non mi va più il tuo programma. Ieri ci ho caricato dei dati e adesso non mi vede più il floppy.
Ah, bizzarro. Provo a fargli fare questo, quello e quell’altro, ma niente, non ne vuole sapere. Allora gli dico di portarmi il floppy. Poco dopo – eravamo vicini di casa – si presenta.
Provo il floppy nel mio mattonaccio; niente, non lo vede neanche a me. Humpf.
Prendo un altro floppy, faccio la copia di quello dove io avevo salvato il programma, lo proviamo, e funziona. AU mi ringrazia, se ne va e lo riprova a casa sua. Tutto bene fino al giorno dopo, e di nuovo parte la replica del film.
AU: Eh, ma tutti i dati che gli avevo ricaricato ieri sono di nuovo svaniti, ma come si fa? Non posso mica usare un programma che tutti i giorni si autocancella e mi brasa anche i dati!
Io: (Avevo già da ragazzo poca pazienza con gli utOnti che davano la colpa all’informatico se qualcosa andava storto) Ma che cazzo dici. Il mio programma non si autocancella. Guarda, ti faccio un’ennesima copia del floppy. Fai una cosa: quando hai finito, spegni pure il computer e il drive, ma lascia il floppy dentro. Se il giorno dopo si sarà di nuovo smagnetizzato il floppy, stavolta sapremo a chi dare la colpa.
Prende il nuovo floppy e se ne va.
Pace per cinque giorni – poi riparte la replica del film.
AU: (per butringo) Ma mi si è di nuovo smagnetizzato il floppy! Ma non è possibile! Ma io ci avevo messo un mucchio di dati, bli, blo, bla, ciccia e salsiccia. (No, non aveva detto proprio così, ma non avevo capito un tubazzo dell’ambaradan finale.)
Io: Ma l’hai lasciato nel drive come ti dicevo?
AU: Sì, però poi ieri sera volevo giocare con GiochinoCarinoSuFloppy, e l’ho tolto. Oggi l’ho rimesso e non funza più; e poi ho rimesso su anche Giochino, ma anche quello non funza più, ma cosa sta succedendo qui?
Un’invasione di alieni burloni? Avevo passato io Giochino, piratandolo ben bene, ad AU, quindi, mi rimetto lì a fargli una copia del gestionale, poi una copia del floppy di Giochino, piglio tutti e due e piombo a casa sua. Ci aveva più di vent’anni, all’epoca: mi aspettavo (hahaha!) che fosse un po’ più furbo di me che ero solo un adolescente; tsè. Tenendo in mano i floppy nuovi che avevo appena copiato, fisso insistentemente il posto dove lui tiene gli altri, senza una parola.
Erano sopra il televisorino che usava come monitor per il C64. Sul lato dell’unica cassa audio che aveva.
AU guarda lì, poi guarda me, poi di nuovo i floppy, poi di nuovo me.
AU: Eh, perché, non va bene se li poso lì?
Io: Senti, qual è il componente principale di un altoparlante?
AU: (Si gratta ben bene la crapa) Be’, c’è una calamita…
Io: E cosa pensi che succeda se lasci dei supporti magnetici troppo vicino a una calamita non schermata? (Sì, quel televisorino del quaraquaz manco per i cavoli a merenda che aveva schermature appropriate…)
AU parte con un’altra bella grattata di crapa.
Alla fine l’ha capita; ha pensato di mettere i floppy in un cassetto della scrivania, dopo che entrambi l’abbiamo controllato per verificare che non contenesse calamite.
Per quanto gli è durato quel C64, non mi ha più chiamato strillando che gli alieni gli avevano brasato qualche floppy…


Grande Giorno di Cambiamenti Epoca(cca)li – abbiamo sostituito la vecchia centralina butringonica VoIP e tutti i butringhi, il tutto prodotto da FamosoProduttoreCheFaCagareISassi, con roba di FamosoProduttoreConLePalle. Tutto rigorosamente di sabato mattina, sia mai che qualche utOnto si lamenti che non può usare il butringo, anche se non lo usano mai… Comunque, sostituita la vecchia centralina con una virtualizzata sul nostro datacenter, sostituiti tutti i butringhi in giro per gli uffici; avevamo estrapolato tutte le configurazioni della vecchia centralina e ce le siamo ricreate papali papali su quelle nuove, perché non c’è una funzione di esportazione da FPCFCIS a FPCLP (figurarsi: la concorrenza!). Che gran coppia di cojones… Poi, prova di qua e di là, verifica questo, verifica connessione sulle linee esterne, bli, blo, bla, e prima di pranzo – ce lo offre Capo in un ristorante nel paese vicino – abbiamo finito col lavoro. Considerati tutti i malfunzionamenti che ci dava la centralina FPCFCIS, il passaggio a FPCLP era dovuto, e ne siamo soddisfatti.
Però quel senso di soddisfazione comincia a recedere quando arriviamo al lunedì e la gente si ritrova coi butringhi nuovi, il che era tra l’altro stato preannunciato con grandi squilli di trombe già da settimane. Tanto per verificare il collegamento tra i butringhi e la sega che ci tartassa i nervi, becco la chiamata di UA3, quella riportata sopra che “dovrebbe”, e poi un giorno o l’altro spiegherò il perché di queste virgolette, occuparsi di inziccare carta e toner nella stampante che hanno loro lì.
UA3: Sentite, bello il nuovo telefono e tutto quanto, ma come funziona?
Io: (completamente perplitoesso) Come funziona cosa, scusa?
UA3: Eh, il nuovo telefono.
Tunc, tunc, tunc. Devo decidermi a mettere un’imbragatura di sicurezza alle mie palle, altrimenti continuano a cascare. UA3 è in ufficio da sola, non passa chiamate ai colleghi, non fa chiamate in conferenza, quindi il suo butringo ha le funzionalità di base e nulla più. La rubrica è accessibile con un tastino identificato dall’etichetta (ma va’?) “Rubrica”, e tutto è stato barbaramente scopiazzato dalla vecchia centralina, proprio per evitare di mandare in palla il neurone solitario di qualche utOnto.
Io: Lo stai usando, quindi, secondo te? Ho mandato una mail in cui dicevo che è tutto uguale a prima, salvo il modello di telefono; ma, vacca ladra, è un telefono. (Ma quando cambi il buzingo quelle tre volte all’anno che fai, spacchi i maroni all’assistenza tutte le volte?)
UA3: Quindi per fare i numeri è sempre uguale?
Io: (No, bisogna mettersi a testa in giù e digitarli con le punte degli alluci) Ovviamente.
UA3: Quindi per fare quelli esterni ci va sempre lo zero prima?
Io: Se ho scritto nella mail che è tutto uguale a prima, quello intendevo.
UA3: Quindi anche la rubrica funziona allo stesso modo?
Io: (No, per quella bisogna eseguire un po’ di macumbe in pieno stile voodoo) Sicuro. Anche quello, ben specificato nella mail.
UA3: Ah. (E riattacca senza nemmeno dirmi ciao.)
Un attimo dopo, Bislakk prende la chiamata; dal suo sogghigno intuisco che sia ancora UA3. La ascolta per un momento, poi:
B: (col bastardometro a manetta) Ah, Ben11 si è dimenticato di menzionare che per ogni chiamata che fai all’ufficio informatica ti vengono in automatico detratti 200 euro più IVA dal conto in banca.
Mi pare quasi di sentire lo schianto della sedia nell’ufficio di UA3, poi un pigolio disperato che viene dalla cornetta di B.
B: Sto scherzando, testina. Non è nemmeno tecnicamente possibile una cosa del genere, stai tranquilla. E in ogni caso in quella famosa mail Ben11 ha scritto chiaro e tondo che non è cambiato niente, quindi anche lì stai tranquilla.
UA3 dice ancora qualcosa, in tono meno disperato, mi pare, poi riattacca. Io e Bislakk ci guardiamo.
B: Avrei voluto proseguire col gioco, ma mi sa che a UA3 sarebbe venuto un infarto.
Io: E poi sai le scartoffie che deve firmare Capo! No, meglio fermarla prima.
E ce ne andiamo a berci il caffè.


  1. Quello occupato da utOnti così tanto utOnti da ridefinire il termine “utOnto”, come evidenziato qui, qui, qui e qui (ehi, E. B., guarda: mi sono fatto un corso di 5 minuti per usare il Markdown e ti ho mandato direttamente il .md con tutti i link a posto.) (N.d.E.B.: Uaaaah, mi hai tolto sì e no un trentesimo del lavoro di redazione sui tuoi testi! E vabbe’, meglio di un calcio sulle gengive…) ↩︎

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